Scrivo come posso

Scrivo dove posso

Dove e quando non potrei

Se tu mi parli

io mi assento

E scrivo a memoria 

Delle voci votive 

E dei giorni

Non offendetevi

Amici miei se sembro distratto

Ma lei mi preso per mano 

E si è portata via i miei giorni

Adesso rincorro per la memoria

Ogni sensazione e se è vero

Che sono qui con te

È anche vero che sono vasto

in ogni posto

E scrivo di altri tempi che pure vivo

E che vedo con altri occhi

Con altre solitudini

Non offendetevi amici 

Se in questi giorni sembro distante

Ma se pensieri di morte e di vita 

Mi legano i piedi e stringono i polsi

Altre iperboli altrettanto sentite

Catturano i miei cedimenti

Dentro ho una crepa d’altrove

Ma non per fare il figo o lo stranone

È che sento un ribollire di occhi

Che hanno visto troppe cose

E rincorro la visione e l’amore

“Come quando fuori piove ”

E il quinto seme è ancora sconosciuto

L’unico a cui mi pare appartenere

Mi chiama dai confini dell’anima

Con pensieri intrigati e profondi

Che non posso trattenere

Pena la morte di un amore 

La catastrofe di un sole che muore

Se non vado tutti i corpi moriranno

Se non canto ogni cosa potrebbe scomparire

Dimensioni trasversali della vita

Si uniscono QUI in questo punto

E diventano carne per un momento

Poi più nulla! 

E Si continua

Si riparla d’amore.

quando non sai cosa dire

Quando non sai cosa dire
Ma non puoi stare zitto
O impari a tacere oppure
Prendi un foglio di carta
/uno schermo elettronico
E cominci a pensare:
Al chilly mentolato
Al secchio dell’acqua
Freschezza alpina
Ai rotoli di carta igienica
Salvaspazio serrati e compatti
Se scrivi dal bagno oppure
Alle equazioni di Maxwell
al calcolo agli elementi finiti
Alla stereoisomeria
Al tuo sguardo quando
Ci siamo salutati
E a tutte le altre cose
Che mi sono state oscure
Per un periodo limitato
ma che adesso abitano
il posto più nascosto
del mio inconscio
Ed hanno la valenza dei simboli
Come la casa materna
Il sesto arcano maggiore
La prima bicicletta
Il primo amore
I primi assaggi di morte
L’albero da cui caddi
Oppure “La culla che
quando ero bambino
Non si ribaltò.”*

*(Mannaggia quera naca ca nùn s’ammucculàeh’/ mannaggia quella culla che non si ribaltò) proverbio lucano.

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