I poeti non esistono

Scrivere è un modo come un altro per costruire ponti
per andare incontro alla gente e lasciarsi raggiungere.
scrivere davvero, è camminare nudi
scrivere è sempre un atto d’amore, ma
la poesia è nelle cose, quasi mai nelle parole,
dico quasi, perché mi manca anche questa certezza.
Essere poeti sarebbe essere un dio
la creazione va contro la termodinamica
io non so creare,vedo, indico, incontro. mi incontro.
professo l’ateismo poetico
Dio non esiste, i poeti non esistono
anche io, ci sono e non ci sono.
Nessuna certezza.
intanto, scriviamoci addosso
incontriamoci,
facciamo l’amore, viviamoci.
fino alla morte e poi muoriamoci
il più allegramente possibile.

Quando sono lontano, tu sei lontana

quando sono lontano
tu sei lontana, e
l’assenza che è il più falso dei demoni,
crea aspettative, si nutre d’attese
ma io non intendo aspettare
rinnego da sempre speranza e futuro
e comincia così il tempo
una frizione sul petto
una lima sui sogni
un piombo sul braccio
mentre se siamo vicini
la vita diventa reale
e non cerco più niente.
io non bramo il tuo amore
ma vicinanza, corpo, discorsi.
così che la vita possa dirsi compiuta
senza emulazioni
accada quello che accada
io non farò un passo verso le labbra
se non sarà il caso a portarle da me
ti bramo con un desiderio d’universo
senza tempo,assoluto, di uomo di mare,
vado incontro all’ignoto
non cercando salvezza.
E’ il mio destino.
Ignoro i presagi, l’albatro,
lo scorbuto, il deserto
perché ho dentro il cuore
esplosivo, candore, morte,
flotte, stormi, tempeste.
terroristi, vergini, elicotteri,
storie di vita, amore, tanti caduti,
tanto ghiaccio smeraldo.

Rispondere:

Rispondere
a chi ti offre ritagli di tempo, con cuciture di bocche
a chi ti incastra tra una cosa e l’altra, con vasellina finissima
a chi ti palesa solo una strada, con un volo pindarico
a chi ti regala lunghi silenzi, con spianate di fiori
a chi ti solo nel bisogno, con dieci piani di morbidezza
a chi ti vede, vede! Con un bel paio di occhiali nuovi.
a chi non ti risponde, non corrispondere
a chi non ti corrisponde, con l’ Ellesponto.

Origami

ho preso le pareti della mi stanza
su cui avevo inciso tutti i miei nomi
ne ho fatto un origami di seta
l’ho posato sul palmo della tua mano
e ho aspettato che facesse vento.
Intorno hanno intonato canti d’amore
ho pregato ché smettessero
tu eri già partita
io mi pettinavo col vento
il tempo ha cominciato a contare
poi ho cominciato a cantare.

Domenica pomeriggio

Solo a casa
nessuna arancia sul tavolo
attrezzo una vellutata di fagioli
la metto in una tazza da latte
con mandorle pomodorini
sembrerebbe un gelato al caffè
con copertura di fragole
sono soddisfatto
cerco riparo all’ ombra
del flusso di coscienza di Hamsun
leggo due poesie
sistemo degli appunti
accartoccio una bottiglia
ne comincio un’altra
preparo un caffè
le mani odorano ancora di aglio
amo il profumo dell’aglio
declino gentilmente un invito per il mare
non rispondo a un paio di telefonate
faccio il vago in una questione di sesso…
di fianco, i vicini discutono di soldi
mancanza di soldi, di amore, di futuro,
Se si ammazzassero non mi meraviglierei.
ogni tanto sono tentato di sfondare la porta, entrare, e dire qualcosa,
se solo avessi qualcosa da dire
Avrei bisogno di un’auto
adesso che mi hanno sfondato la moto
solo per le domeniche pomeriggio
Il concetto di noleggiarne una alla bisogna è decaduto da quando ogni volta  mi trovano due o trecento euro di danni, sempre a mia insaputa,
Comincio a pensare che qualcuno mi controlli ed ogni qual volta noleggi un’auto venga a tagliarmi una ruota,
rigare il le portiere ecc. ecc.
Avrei comprato una Ferrari, o almeno qualche rata l’avrei certamente pagata.
Scrivo qualcosa di poco valore
poi magari mi faccio una sega
pensando all’invito che ho rifiutato.
Qualcosa mi invento,
mentre il fumo di sigaretta entra dal balcone, e mi ricorda il panno di un biliardo da circolo, di quando spillavamo soldi ai polacchi post URSS che credevano di spillare soldi a noi ragazzini. Amarcord.
Poi la voce di una bambina sotto al balcone
Un gabbiano ha ucciso un piccione.
Non toccare, è cacca! Le dice la madre.
Indubbiamente, un sacco di cacca. Madre.

Se Avessi Una Ragazza

se avessi una ragazza
ci capiremmo al volo
se avessi una ragazza
rideremmo tanto
e tanto sarebbe il sesso
e tante le risate nel mentre
se avessi una ragazza
la guarderei sparire
dietro la curva della strada
col peso di un tramonto
e poi al ritorno, un’alba
e il giorno durerebbe un mese
a camminare tra tornanti
se avessi una ragazza
la chiamerei per nome
in mezzo all’altra gente
e lei si volterebbe
col peso del cuore negli occhi
se avessi una ragazza
ci chiameremmo tardi la notte
con la voce del sonno
per raccontarci il giorno
se avessi una ragazza
non le scriverei poesie
non ne avrei bisogno
se avessi una ragazza
avrebbe un bel sorriso
di fossette e denti bianchi
e un principio di ruga negli occhi
se avessi una ragazza
sarebbe un poco buffa
come le cose che innamorano
piena di difetti e di luci
e di gesti ampi e accoglienti
e profumo di pane fresco,i capelli
se avessi una ragazza
le dormirei sul culo
alla spiaggia
e lei sopra il mio petto
d’Autunno
quando cala il fresco dai monti
come un cane pastore
a serrare gli abbracci
se avessi una ragazza
adesso non avrei  scritto parole
le avrei fatto un cenno
e lei avrebbe capito

Un fiore.

Dal fondo della notte

ho colto fiore

dai petali d’asfalto

che diritto hai di cogliermi?

Mi ha domandato

non ne ho idea

ho risposto .

volevo fare

qualcosa di bello.

e adesso morirò

mi ha sussurrato.

le tue mani odorano di morte

ha rincarato.

un gorgo di fuliggine

si è inceppato in gola.

cogliere, è contemplare.

fare è distruggere.

hai affermato la tua forza

ed hai distrutto

avessi sorriso alla mia vista

sarei stato tuo per sempre.

voi umani, siete così stupidi

ha concluso.

Vuoi dire che amare

è contemplare il mondo

attendere che le cose accadano?
Non voglio dire niente
ma impara a volerti bene
hai molto da imparare-
Ero triste.
Sii pure triste, ma sappi

che nell’universo

esistono meraviglie sconfinate

e tu ne sei parte.

Non cogliere fiori

tu sei tutti i fiori.

Forse ho capito…
Non credo.
Forse non so niente.
Ecco, sei sulla buona strada.

Roma

Roma, capitale.
Noi non ci sappiamo incontrare.
inutile. Io ci ho provato più volte
ricordi quella volta che mi hai incastrato
tra le porte della metropolitana?
Il tuo gesto più affettuoso-
e i tuoi ponti e le fontane e i palazzi
i superattici, tutti troppo lontani
dai miei sentimenti di borgata
Poi per protesta avrei pisciato
in mezzo a quel viale tanto blasonato…
dormito sul letto di sconosciuti
in compagnia di un gatto e
mi rovesciai il caffè addosso
mi ubriacai come un ragazzino
che non regge il peso di un tramonto.
Al risveglio trovai due bottigline di piscio
in bella vista sulla scrivania
e non erano le mie
D’altra parte mi hai ucciso Pasolini
Che mi voglio aspettare?
Ok forse esagero,
ma mi stai un po’ sul cazzo comunque.
Una notte ho abbattuto Milano
Con te non ce l’ho fatta.
Ma ci rivedremo, prima o poi.
E’ una minaccia.

La poesia del secolo

certe mattine mi viene in mente
la poesia del secolo
che parla di donne e di uomini
e di tutte le altre cose
la penso in una lingua difficile da spiegare
con groppi in gola e sorrisi
e dolori localizzati e diffusi
lingua di lacrime felici e singhiozzi
di terrore e tachicardie
e mani nodose inspessite
unghie ruvide come selce
e occhi di stagni turchesi e verdi
e terra ferrosa e azotata
parole che rottolano sui prati
o che si incuneano come aghi.
Ampie occhiate al cielo.
talvolta mi fermo con la mente
avanti a questo spettacolo
che come un terremoto prende corpo
il mio corpo, e ne fa crisalide.
e dentro, un gorgo, si compone lentamente
con i suoi misteri e i suoi abissi
il tuono, la parola, l’abbandono, la doma,
l’apparteneza.
Avanti allo specchio
il solito sguardo, ma non sono io,
non sono solo. Sei tu.
E ti guardo come si guarda una luce.
Senza capire, senza di me, si rinnova la vita.

Compressione

Nessuno ti salva dal silenzio
nemmeno la musica
quando le parole si fanno velluto
languide e ammiccanti di sudore
e si perdono nell’aria rarefatta delle stanze
in penombra, di quando è molto caldo.
non il mio nudismo d’appartamento
che pare così anacronistico
mi tirerà fuori dalla bolgia
Allora ho imparato la disciplina
Il metodo rigoroso, quello scientifico
l’educazione sentimentale
ho imparato la compressione
diagramma di stato alla mano
a liquefarlo come un gas esplosivo
a temperature bassissime
e intorno gli ho ricamato merletti
con fili d’amianto che resistono al fuoco
che col tempo poi si sfibreranno
e uccideranno
come ogni altra cosa stipata
dimenticata, taciuta.

poesia per riordinare le idee

questa è una poesia per riordinare le idee
e necessita della giusta attrezzatura:
un fornello da campeggio, del tempo avanzato
un tavolino pieghevole, una fionda e una pinza
per le parole più ostinate, su, vieni,
tiriamo accampare, aspetta,
ancora altre stoviglie e siamo pronti,
niente coltelli
solo cucchiai d’argento
coi bordi sottili e gambo lavorato
così che tu possa nutrirti
del mio cuore
come se fosse un kiwi
ma senza pungere
e con la giusta eleganza,
raschia bene bordi del mio petto
non lasciare niente al caso,
che niente sia sprecato!
è saporito, vero?
Tranquilla, che io me ne invento un altro.
innaffialo con questo vino
un Amarone d’annata
toglie quel saporaccio di ferro
molto meglio, no?
Adesso sediamoci su quel prato
al fresco di quel vecchio ulivo.
Chissà quanta gente come noi
si sarà scambiate cose
alla sua ombra educata
e quanti alla vista di quei nodi
avranno pensato allo stomaco
dopo aver spartito il cuore.
E adesso in silenzio
cominciamo a pensare…

Come Guido Catalano

Ogni tanto mi viene da scrivere
come Guido Catalano
ché è un modo assai discorsivo
ottimo quando ad esempio
vorrei parlare con te
e tu ti neghi
o non ci sei
o ti nascondi…
Ti nascondi vero?
poco male,
io posso sempre scrivere due cose
come Guido Catalano
e fingere di parlare con te
che sarai pure bellissima
ma da queste parti
non ti si vede da un pezzo
e poi posso inventare termini nuovi
come ammare, ad esempio
se voglio andare al mare
oppure oddiare, se voglio fare
una cosa a metà tra una esclamazione e un verbo
come la ripetizione dell’escalamazione
su, prova !
facciamo dieci minuti di “oddiare”
che mica sono scemo,
lo so che si avvicina all’ odio
ma giusto una ammiccata,
per dire o non dire,
so che mi capisci…
Insomma, non sarà una poesia
come del resto manco le altre
ma se prima mi rompevo i coglioni da solo
adesso mi rompo i coglioni al computer
e qualcuno potrebbe sempre dire
che ho scritto una poesia
come avrebbe fatto
il buon guido Catalano…
Potrei continuare per 20 giorni di fila
con soste solo per mangiare, bere, autoerotizzarmi
e scriverti una poesia vera…
Però mi fermo
perché se pure non avrò un grande stile
ho sempre  buon gusto

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