futuro

una nuvola fa ombra sul Vesuvio
intorno un’ esplosione di luce e di voci
la montagna che farà ombra sulla strada
adesso è ombra cupa sul mio cuore
sempre dolce il passato, assente il presente
qui una ragazza mi offre biscotti
nel futuro.

Frammento.

uscii con il suo nome tra i denti.
era caldo, le lamiere spingevano il sole contro di me. mi irritavano. Ogni tanto il fresco degli alberi, addosso il profumo di bergamotto. intorno, cagate di cani. cemento. qua e là un giardino privato. il mio era un cuore di periferia, ero in paradiso.

ho scritto una lettera, una lettera d’amore.

lontano dai lupi
lontano dai bar
lontano dagli occhi
è nell’ombra
il lutto del giorno
ho scritto una lettera,
una lettera d’amore,
alla gente che passa
in questa strettoia,
alle mani nodose
che lasciarono i segni,
e per i tuoi larghi occhi*
che guardano dritto,
ho scritto una lettera
una lettera d’amore
per coloro che passano
e che non hanno tempo
ho scritto una lettera
di poche parole,
strappate alla noia
baciate dai lupi
lavate nei bar
al riparo dagli occhi,
quei tuoi larghi occhi*
che minacciano neve
alzano muri
strappano libri
ardono giorni.

Alla fine sei sempre tu lo Stronzo.

Così, sei tu il poeta!
Oh ciao, no, veramente no, Scrivo minchiate qua e là
Su non essere modesto
Non sono affatto modesto, ma so riconoscere i poeti
Va bene, per me sei un poeta
Come preferisci, ma la cosa mi imbarazza
Beh a parlare con la nostra amica, pare che tu non sia affatto timido
Non sono timido, ma mi imbarazzo se parliamo di poesia così, in maniera categorica
Che vuoi dire?
Voglio dire che… Senti, lasciamo stare, cosa bevi tu?
Che fai, ci provi?
No, non ci sto provando, altrimenti probabilmente mi sarei avvicinato, avrei fatto due battute idiote, ti avrei detto che i tuoi occhi sono molto intensi, ti avrei sorriso,
e avrei cercato un contatto fisico, per vedere la tua reazione. Invece Ti ho solo chiesto se vuoi qualcosa da bere.
Perché, non ti piaccio?
La tua domanda è scorretta. Sei oggettivamente attraente, ma anche una sedia, un tavolo, una strada, tutti loro possono essere attraenti. Non basta essere attraenti per instaurare una relazione di qualsiasi tipo. Magari poi sei una acida e antipatica con un bel corpo. Mica ti conosco.
Mi stai dando dell’acida?
Perché, sei acida? Dovrei pensarlo? Mi ricordi tanto una persona. Una amica di una mia amica.
Come mai? La conosco?
No non credo, è sarda, e tu sei de Roma.
Mi somiglia?
No, lei è mora, più bassa, più in carne, insomma molto diversa da te. Ma una volta entrò in camera mia e mi disse che lei sapeva un segreto che mi riguardava.
Che segreto?
Mi disse che a me piace il sesso facile. Cosa che poi non ho approfondito. Forse voleva dire che sono uno da una botta e via… Aveva parlato con una sua amica con cui una volta finii a letto.
E io che c’entro?
Tu, hai il suo sguardo. Me la ricordi. Pensi di avermi in pugno. Pensi che io trovi il tuo culo irresistibile e i tuoi occhi, sufficientemente verdi, da rincoglionirmi. Lo so. E non sei mica molto lontana, intendiamoci. Bona, sei bona… Ma…
Ma?
Ma tu mi parli di poesia. A me non interessa parlare delle mie poesie, ammesso che siano poesie.
Magari poi mi chiedi di scrivertene una, ed io educatamente comincio ad offenderti.
Ho letto le tue poesie d’amore. Beh, non sarei degna di far parte di loro?
Degna? Credi che abbiano valore? Sai che la persona per cui le ho scritte, manco le apprezza?
E dire che non le ho mica scritte per sedurla. Le ho scritte per evitare di offenderla. Forse. Ancora non l’ho capito. Comunque. Cambiamo discorso.
Allora bevi qualcosa?
No grazie.
Come preferisci.
Una birra per me, grazie.
Sei uno stronzo!
Grazie, è stato breve ma intenso. Alla prossima.

Sentimento

grande il sentimento
immortale il pensiero
immorale la resa
pallido l’istinto
spilla nera sul petto
di volontà perduta
adesso canto alle strade
la mia canzone triste
di chi va per mare
morendo sulla terra

selfie

selfie

faccioni, ovunque faccioni
divinità maya senza spirito
moltiplicate per sempre
contorni di labbra, ovunque sorrisi
capelli, occhi di vetro, tesoro di Atreo
la faccia di culo di Agamennone
preferisco i selfie porno
un culo, una fica, un cazzo
sono una metafora migliore
e più onesta di ogni triste faccione.
Selfie. disinteresse del mondo.
niente di bello da spartire
sarei interessato alla tua visione del mondo
il resto lo vedo da me
si decomporrà presto quella figura
si sgraneranno i dettagli e
batteri e vermi banchetteranno
col tuo sorriso.
e noi a catturare involucri
a dimenticare pensieri
a simulare la morte
ci immortaliamo
come natura morta
pieni di vita

Previsioni

È qualche giorno
che ho una tensione sul viso
mi accorgo di avere le labbra contratte
a volte dimentico l’abbandono
ed il corpo istintivamente
resiste a ciò che è per natura irresistibile
la vita è un fiume in piena
i pensieri talvolta annegano
altre volte invece surfano
creste impercettibili
caduta
solo un altro mulinello
l’ affluente perduto
lo smottamento
il fondale depresso
ricordi certe piene improvvise
la pioggia caduta sulle montagne rocciose
a valle si fa minacciosa
spazza dal letto ogni cosa
così come ho fatto
sul letto, le tue cose
Come il centro meteo
non ne azzecco mai una.

col tempo sai…

Col tempo, cerco di dominare gli impulsi.
Non è facile per me, dato il mio carattere, pensare prima di agire.
Non è facile vedere la bellezza dietro la rabbia.
La grazia nella delusione, l’allegria nel fallimento.
Rischio di fare il verso a quei santoni che tanto detesto.
Non parlo di amore, parlo di cose che conosco,
Ma dove prima avrei ricamato lenzuelate di vaffanculi
adesso ho stampato qualche sorriso sincero.
Cerco di essere sincero almeno nei sentimenti.
Non so cosa sia vero e cosa falso
cosa giusto e cosa sbagliato
troppo spesso mi assale dubbio
Ho imparato che per essere sinceri
si deve abbandonare il concetto di misura
Non importa quanto di me ti abbia dedicato
e nemmeno quanto abbia ricevuto
Ho sbagliato, così, come meglio ho potuto
E se qualche volta mi sono fatto granello
facendo del mio enorme ego una briciola,
e se lo è portato il vento, sono certo,
forse molto lontano, da qualche parte
in qualche tempo, in silenzio, senza clamore
germoglierà qualcosa-

Tu e il tartufo

tu e il tartufo

di oggi due cose mi restano
una nella mente l’altra tra le labbra
di oggi due cose mi restano
e se tu mi chiamassi, adesso,
saresti come il tartufo che
incontrato all’una e ancora risale
e si ripropone, senza alcun pudore.
se tu mi cercassi adesso
saresti come questo rigurgito
ma più dolce, alla fragola,
con piu amore e
meno indigesto forse
di questo tartufo, ma
Tu sei l’assenza
il ventre piatto Brioschi
La magnesia sul cuore
Ossido di alluminio
dei miei occhi
tu non ritorni, e io non ti cerco
ma comunque la notte
si fatica a dormire.

Le Finestre Sono Aperte

le finestre sono aperte
entrano cose
escono altre cose
alcuni appesi al davanzale
sognano un presente migliore
fuori è solo futuro
dentro, rivoli di pomodoro
colano dalla cucina bianca
chissà cosa diventano
negli occhi dei bambini…
certo, meno appariscenti
sulle scure piastre a induzione
ma per tutti è lo stesso sugo,
viene dal passato, fatto col passato
per tutti ha lo stesso odore
odore di cose conosciute
io vi scrivo dal balcone
che non è dentro
ma nemmeno fuori
oggi è Domenica
non me la sento di prendere decisioni
i fornelli odorano
di limone e candeggina
mentre polvere e polline
sono liberi di circolare
e non ho voglia di fare un cazzo
almeno nel presente
sono sempre di cattivo umore
quando dormo il pomeriggio
voi no?

Amore cagnesco

La cosa che mi esce più semplice

se fuori è caldo ma coperto

se tu sei lontana ma non troppo

se io sono sobrio ma non troppo

se sono sudato ma neanche tanto

insomma la cosa che mi esce

più semplice da fare

è proprio questa

affogare in un labirinto di meringhe e di malinconia

simulando la freschezza del polaretto al limone

che lascia sempre un retrogusto amaro di detersivo

e tensioattivi

in certe certe notti sapessi farlo

abbaierei, e lo farei così bene

da far cadere stecchite avanti alle mie zampe

isolati ed isolati di cagne

senza fare alcuna distinzione razza, di taglia o di religione.

Dalla collana ” I microracconti ineditabili”Ogni Mattina

ogni mattina mi ritrovavo avanti allo stesso incidente
curvo sulla scrivania a guardare il mondo,
e tutto, in quei giorni, pareva piantato su di un lastrone di granito
ero tornato indietro di mille anni
i più cari, soli, avevano il dono di rotolare
come delle piccole biglie di ferro mosse dal vento
di vetro i più piccoli
dove andavano? cosa li muoveva?
l’anticiclone africano pareva la cosa più sensata, l’unico accenno di vita
Vedi cosa ti combina un sentimento?
niente più boschi, niente mare,
tutto era ridotto a quatto elementi
ma la terra si era indurita, granito, impenetrabile, potevo solo scivolarci sopra, niente radici, niente futuro, niente passato.
Mi sentivo come in un limbo di sterilità,
nenessun istinto, nemmeno una sega, niente! Qualcosa dentro cominciava a rassegnarsi.
Per la prima volta, vidi il mondo da spettatore, avevo gli occhi di dio, Un Dio malato di onnimpotenza.
così scrivo a memoria questa lettera senza poesia
come una biglia che urta su di un piano infinito
poggio sul mondo e su di un solo punto
libero dal peso del tempo
non provo più niente, solo, vado rotolando
senza speranza.
Qualcosa però mi dice che costruiremo castelli da qualche parte, inutilmente, io non ne comprendo il motivo. Non mi servono mura, ma nuovi pensieri.
Vedi come tutto leviga il sentimento?
Oh, ecco la pialla democratica.
Mai avevo provato tanta appartenenza e compassione. Perdere ogni cosa è la base di ogni religione che si rispetti e ne comprendo a pieno la grazia. Io non cerco salvezza, non cerco risposte, non aspiro alla pace o all’armonia. So già di essere tutte queste cose insieme.
E perché, allora, mi sento così inutile?
Faccio il verso a Majakowskij
ma me ne accorgo sempre troppo tardi
Avrei bisogno di nuovi pensieri
ma anche dentro, un lastrone di pietra
sorregge sempre più arido il peso delle parole
che come pietre lasciano solchi impercettibili
e suonano una musica di rara bellezza
a seconda del peso
e questo canto
niente che sappia o comprenda
niente di più

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