Tempo in grani di cous cous
l’estate bagnata di pomodoro fresco
le tue labbra rosse
la schiena bruna
è così diversa da certi visi
è così liscia e morbida
tempo di cetriolo e di ortolano
tempo di mele smezzate
di case deserte
di conti tagliati
tempo di prendersi tempo
ed è così che scrivo
rubando qualcosa a qualcuno
e tu che aspetti da dietro il vetro
un paesaggio di fuoco
una spiaggia deserta
e tu che aspetti, che aspetti?
Mentre io mi faccio bello
per un altro matrimonio
l’allegria si scioglie
sul fondo del taschino
a trentasette gradi
e la scarpa di cuoio
sperona l’asfalto
e gli accendini colorati
presi dai senegalesi
sul terrazzo suggerirebbero
i colori dell’idrogeno e qualche stringa perduta
e la polvere di una casa che non ho il tempo di pulire
e le ore di sonno dimenticate
abbandonate nelle stazioni
come figli che mai rivedrò
vado da solo per le strade
e ti porto con me, ogni giorno
e forse amore questo?
Questa distanza tra me e le stelle
non è poi così insuperabile
se mi metto a brillare fino ad esplodere
divento un gigante rosso
e vengo a travolgerti con morsi e parole
grandi enormi occhi vuoti infiniti amorevoli
pieni di fuoco e tenerezza e pietre e vetri e diamanti taglienti
lo vedi?
è così strano tutto quando comincio a pensarti
è così strano il mondo quando non ci sei
e ci sei così poco che quasi comincio a pensare di essere io lo strano
mentre so benissimo, che no sono io lo strano
ma sei tu che manchi, ed io tiro avanti
scrivendo cose così, per abbassare la febbre
ma ho imparato la lezione. Niente lettere d’amore
questa la brucio, non la spedisco.
Niente più lettere, lettere d’amore.
Tu ci credi?