RETORICA
c’è tutta una retorica
negli scritti della gente
fatta di sogni e tramonti
fedeltà e altre cazzate simili
c’è tutta una retorica nei rapporti
fatta di formalità e accondiscendenza
Io ho cercato la sincerità nelle parole
lo scontro anche nei rapporti
col risultato di incappare,
mio malgrado, qualche volta
in panegirici retorici
il fatto è che quando ti ho detto
Resta. Non te ne andare!
E poi tu sei partita
senza trasparire la minima emozione
dentro di me una candela si è crepata
una bestemmia a mezza bocca si è sollevata, lassù qualcuno mi ha sorriso,
era solo retorica e folklore
negli gli occhi è esplosa la bellezza
di un uomo e del tuo culo di donna
ché eri così bella mentre te ne andavi
ed io un monumento ai caduti
Un milite idiota
che ha ripreso vita
come una margherita
dopo la prima curva.
Non Mi Piace
Non mi piace
c’è il fuoco sulla collina
Ho il fuoco negli occhi
l’Estate è sempre arida
quando ti rivedo
ho il fuoco sul viso
dei vecchi fantasmi
mi siedo come un lago
sulla panchina di pietra
e la tua voce mi dà forma
il fuoco mi dà forza
la notte mi chiama sempre per nome
vedo lo spazio curvare intorno
sento il tuo peso deformare le cose
entro nella tua orbita
come una parola scritta a mano
so di essere più bello
se mi sei vicina
so di essere un poeta
se mi guardi negli occhi
so di essere nessuno
se mi baci sugli occhi
Ho pensieri vergini e nuovi
sotto il desiderio di carne
non mi piace starti lontano
nonostante io possa creare universi
non mi piace starti lontano
ogni volta che torniamo a casa
l’allegria scompare
in questo pensiero
non mi piace starti lontano.
Breve poesia dell’amore che vai
Amore che vai
e qualche volta vieni
tu vai, tu vai, tu vai,
ché se non vieni
è meglio che vai
Amore che vai
Va’ e non ti voltare
continua ad andare
e non mi chiamare
ma spera che io sia più buono
se mai ti venisse voglia
un giorno, di tornare.
Amore che vai
non mi aspettare
cammina e non mi parlare
Il mio cuore è in affitto
e sa ricordare
perdersi e perdere
abbandonare
Controra
Quanta nostalgia il giorno
il mare il sole il prato bruciato
l’occhio che stringe la luce
il cuore piallato ristagna nel sonno
la pietra saltella sul pelo dell’acqua
qualche uccello rinfresca nell’ombra
io che vorrei andare lontano
dove non posso raggiungermi
un posto senza pensieri
né tu né altri potete arrivare
quanta nostalgia è sentire
queste cose di sangue
questa carne che trema
alle cose che passano abbastanza lontano
sfoggio un saluto di lino
lo scuoto, anima predata,
merlo bianco
ricamato con gli anni
fa eco a mucchi il silenzo
pochi grilli a riempire lo spazio
il cane a poltrire nell’ombra
il vecchio fruttivendolo colora il riposo
ho il cuore che affonda
con il peso del mondo.
assieme alle mele le pere le uva
(Le mele le pere le uvaaa)
Poesia di paese senza poesia
Poesia di paese senza poesia
la strada di pietra
scende sempre in piazza
dove una volta c’era il jukebox
che suonava gli U2
with or without you
in piazza c’era la gente
stipata sui ferri
si toccavano culi
si parlava di cose
ormai dimenticate
il calcetto faceva rumore
il flipper in tilt
il torneo di palla a volo
quello di ping pong
il campo di bocce
pieno di vecchi
che ormai sono morti
non c’è più né campetto
né la pineta
né i film all’aperto
le voci sembrano fantasmi
sbattono tra antichi palazzi
pieni di stanze vuote
i sentimenti si fanno più densi
zuppi di solitudini
gli sguardi dei cani
della festa della birra
resta solo la birra
ma ormai
anche il mito, la sete,
assieme alla poesia
è sparita nel nulla
si è rotta i coglioni
e sopportarlo da sobri
è davvero un affronto.
Poesia di Ferragosto
Poesia di Ferragosto
il fresco del lenzuolo
mi separa dalla notte
cosa sua, dice una voce
cosa tua, una fantasia
cosa mia, il grumo di silenzio
il fresco della notte
mi separa dalla gente
occhi suoi, dice la voce
occhi tuoi, una menzogna
occhi miei, brillati nella notte.
lontano pare sempre accadere qualcosa
sparano fuochi sulla collina
qua accadono cose sempre lontane
là è la gente, la festa, l’amore
qua la sedia, il cuore, il calore.
tutti feriti
Labbra labbra ovunque
Buio buio ovunque
Sotto al sole Sorrisi,
appena un saluto
Nell’ ombra cazzo duro
Labbra piccole medie grandi
Quasi sempre clandestine
Il mio cuore è un profugo solo
Incendia i silenzi
Attenta alla notte
Mandati di cattura diversi
Taglia in monete
Solo professionisti
Nessuna vittima
Tutti feriti
occhi furbini ( Ginestre )
Odora di donna adesso la collina
le ginestre fiorite
gambe aperte, la valle scolpita
Odora di donna adesso la collina
la sera è più fresca
occhi furbini
riscalda un abbraccio
il vento che asciuga I capelli
mischia gli odori
se ne frega delle stelle.
figuriamoci io. Vieni, saliamo
spostiamo orizzonti
Il mio paese è morto
il mio paese è morto
il cane all’ombra della pietra, pure.
morte le sedie dei bar incrostate di fumo
morte le bottiglie vuote di allegria
morti i fondi di caffè nei cassetti dei bar
morti i libri della biblioteca comunale
morte le ombre di Occhio
che ci hanno visti diventare uomini
morte le strade, gli ascensori,
morti i parchimetri lungo il viale
morte le case di Civita, Portello, Casale
morto anche il fiume
morta la diga
morta la figa
morti i banconi diventati altari
che sorreggono bare tutte da bere
morti anche gli alberi sotto la chiesa
le panche, i sentieri, secche le piante,
i muretti, morte le poste, le chiese,
le strade assolate, i vicoli stretti,
le giostre, stramorto il prete
i ferri giù in piazza
incontro la gente che è fatta di carne
è qualcosa che pulsa, una luce negli occhi
fanno qualcosa, una cosa qualsiasi, organizzano, si cercano, resistono
si annusano, feriti.
Ora una corsa, un gioco di palle, un compleanno tra amici…
Incontro la gente tra morti e tra vivi
alcuni caduti, sopra tavole rotte,
i cocci negli occhi.
Sanno il mio nome
I conosco le voci, li riconosco tra gli anni
Ci apparteniamo
Saluto un vecchietto più vivo che morto
una madre, una figlia che brilla come pietra preziosa
scambio carezze, due baci, una donna
scopiamo, tenerezze, umanesimi
ci mettiamo a brillare
il marciapiede è trincea
si cammina sui gomiti
una bimba mi chiede se mi piace il suo libro
e le pietre intorno cominciano a vivere
per pochi istanti, rinasce qualcosa
Non so parlare di amore, non lo so fare
ché mi è stato negato
ma sono stato la pietra già deceduta
il consiglio comunale è Hiroshima
il Napalm sui libri, il Vietnam
la festa è già morta tra
due gambe abbronzate
il capezzoli bianchi
l’uva bagnata
il sudore sul collo
il cuore sui monti 170bpm
sui monti animali
il paese è già morto
ma straripa di vita
che si potrebbe cantare
Michele
certo scriverei come Carver
in riva al fiume
aspettando che abbocchi
oppure come Conrad
a conducendo un battello
nel culo del mondo
O come Chatwin
riscrivendo sentieri
O Pedro Pietri
a dar voce ai fantasmi
ma mi è toccato Michele
e le vie di un paese
il fregolío dei campi l’estate
le stazioni d’Italia
motorini sfasciati
I posti consueti
i sottoscala fugaci,
le serate tra amici
le albe drogate
le notti comuni
qualche fuga all’inglese
ritirate strategiche
fianchi rigati, costati,
notti abbattute
da vecchi cazzotti
parole ignorate
case bruciate, costruzioni,
Numeri, piccole cose
bicchieri scheggiati
Un po’ di buon vino
e qualche volta l’aceto
nessuna epopea
nessun gesto eclatante
niente eroismo
la monotonia degli occhi lontani
dei sentimenti comuni
corrispondenze
nessuna puttana
la tenerezza dei giorni
che passano uguali
la mezzanotte che impugna
ogni volta
un fazzoletto bianco
alla partenza del treno
le corse sui monti
quel tanto che basta
nessuna misura
se trovo l’incredibile
in una vita comune
Forse sono fesso davvero
o un poco coglione
Qualsiasi cosa mi accada
qualsiasi cosa misera diventi
sotto i colpi dei giorni
poi scrivo due righe
guardo, mi siedo, incontro
ritrovo il sorriso
un poco di pace.
Problemi di realtà
Abito più posti di quelli che abito
amo più donne di quelle che amo
mi abitano più pensieri di quanti ne possa contenere
la mia ombra ha sempre un nome diverso
i miei pensieri si adattano
la mia vita arranca dentro il materiale
dove sono? Chi? con quanti di voi?
faccio riflessioni sdruciole tornando a casa dopo un funerale
La salita pare una salita di una Lisbona qualsiasi
di un sud qualsiasi
Suno a sud di ogni sentimento
lo sononsempre stato
avanti agli occhi vedo arare i campi
mentre si mietono attimi
dietro il lato oscuro del mio cuore.
Qualche nome vacilla, cade, dimentico
un altro nome rinasce,
non è il mio, dicono
ma è come se lo fosse.
Alla Sera
quando cala la sera, la valle
e le montagne diventano rosse
il sole è sangue di brigante ferito
il colpo di coda del giorno. il pensiero,
lo scempio della luce, lo strazio dei campi
-l’aratro è arrugginito, è ormai dimenticata la maggese-
adesso perduta nei campi soltanto la gente
crocefissa col legno di spaventapasseri invisibili
perduti nell’inconscio
mentre di qua, sotto al tuo muro, poco fa
scesa ormai la prima notte
ad allagare le ombre,
tra le macchie fredde dei lampioni
ho visto due ragazzi,
le mani impastate nei sogni
occhi spaventati da gatti bagnati
così stretti, come solo fa la vita col tempo,
senza fare domande,
spingevano forte tonnellate la vita
e quanta luce sotto quella gonna…