La Notte

aspettare la notte
aspettare che passi
aspettare che sorga
aspettare di notte
trincerato nei sogni
che ci accada qualcosa
che ci allunghi la vita o
che trascini il lenzuolo
al mattino
quel poco che basta
a proteggere gli occhi
una mano?
La mano.

Certe donne

Anche i fiori più belli sfioriscono
i fiori che hai ammirato per anni
sbiadiscono nel vortice del tempo
gli occhi e le labbra
che ti hanno tolto il sonno
si fanno più opachi
la giovinezza smette di urlare
da un momento all’altro

la vita è una canzone esatta
suona ogni giorno una nota più lunga
e il tempo pacifica il cuore
tette e culi tremano nelle mani della gravità
cede la sfrontatezza del viso
cambiano le linee i sorrisi
e tra le altre cose
ho visto rovine disperate
farneticare d’amore
al primo accenno di notte…

l’apocalisse

la mancanza di oggi non è metafisica
ho studiato, letto, fatto il bucato
Tirato su pennette integrali con le cime di rapa, olio a crudo, formaggio q.b.
Un sorso di ottimo vino
e adesso ho mal di testa
di quelli aureolari, santificanti.
Nessuna parola mi tranquillizza
un paio di caffè sono andati giù
senza smuovere niente
Ho aperto un paio di libri fidati
per cercare risposte
e mi sono sembrati insipidi
come l’elenco telefonico
Adesso ne sono certo
niente di metafisico
ma nemmeno di un cuscino
ho bisogno
più tardi andrò a correre
e questo in ogni caso
ma adesso la mia mancanza è terrena
come un coccio che si rompe sulla pietra
come le cose che fanno rumore
e destano sorprese
un pugno, un bacio, una carezza, un calcio
qualcosa che urli alla mia anima
al mio subconscio intorpidito,
un’azione che affermi senza sospetti
che sono qui, sono vivo,
che occupo lo spazio prepotentemente
così come il mio mal di testa
si impone sui fiori.
Tutti uguali mi paiono i fiori e i libri
cose precipitate sul mondo per noia
tutte le altre cose sono improvvisate
tranne il mio mal di testa
ha le sembianze di dio
e speriamo mi nomini cavaliere
magari uno dei quattro dell’apocalisse
sarebbe un bel gesto
Apprezzerei davvero
Mi sentirei vivo seppure per poco

Ipersociale

Quando abito troppo le strade
le case altrui, i loro occhi,
quando devo pronunciare troppe volte il mio nome,
non riesco più a scrivere per giorni
non che la cosa mi turbi
ma mi rendo conto
di questa vivisezione
questa spartizione infinitesimale
lascio briciole per strada
che si porta via il vento
al ritorno parlo poco
non ho voglia di ascoltarmi
dormo bene di notte
il cuore solo e appagato
i pensieri stanchi e noiosi
non ho voglia di niente
mi faccio un poco impressione
e un poco ribrezzo
un pezzo di carne inutile
sprofondata sul cuscino
Poi al massimo seduto sul cesso
scrivo cose come questa
come se fosse degna di nota…
Quando incontro troppe persone
ho capito ormai
Tiro fuori il mio lato più oscuro
sotto lo strato di garbata educazione
c’è quel vecchio villano
a cui non devi rompere i coglioni,
e questa cosa un po’ mi rasserena…
Non sono ancora perduto…

Dalla collana ineditabile vietata ai minori di ordine 18.

Dalla collana ineditabile vietata ai minori di ordine 18.

Avrei voluto scrivere
d’esserti entrato negli occhi
e nel cuore
e nel sonno dell’ultimo appuntamento
come una brezza o come
una selce armata dai baci
e invece la fica, da dietro,
e le tue magnifiche spalle
e la presa dei capelli
e la stretta del seno…
Una condanna Magnifica
che ancora adesso, di notte,
perso nel sonno, mi sveglia
di colpo, il fallimento
del togliere le tenebre
dal desiderio dei tuoi occhi.

Un altro giorno

Un altro giorno
volato come un mantello
la notte è ancora fresca
fresco il sangue
fredde le spalle
fredde le labbra
fredda la mano
faccio silenzio
ché a parlare
mi si restringe il cuore
così poco calore
talvolta
per tutta questa vita.

Uno di questi giorni…

tutto questo casino
per una partenza
per un ritorno.
tutto questo casino…
Ogni giorno
è la vita.

Certe volte vorrei
mettervi tutti
in una di queste poesie
per potervi rivedere
quando mi viene voglia.
Non è detto che
non lo faccia.
Uno di questi giorni…

Scaramuccia d’amore con la mia terra.

lo so che ho qualcosa da dire
lo sento spingere dal gargarozz
come un dirigibile di elio
sepolto sotto al mare
-vuoi forse dire che te ne stai andando?
_La terra in coro con gli angeli-
poi torno però, ogni giorno, tutti i giorni
a questi viali deserti a questa desolazione
d’inverno.
-vai a fare in culo!
_sempre la terra in coro con gli angeli-
Sì, anche io ti amo, trionfo di verdi
monti di venere, amore carnale,
posto di merda.

Immacolato Settembre

la fine dell’ Estate
in mezzo a un cantiere,
la ghiaia strabrilla, al mattino
suda la terra nell’ombra
ed io con essa.
Lancio uno sguardo
oltre il paese
lascio sempre qualcosa,
una moneta,
dove arriva lo sguardo.
tu sei un pensiero costante
se accade qualcosa di bello
vorrei dirti di lasciare tutto com’è
e di correre qui,
che è qui che accadono
le cose, e forse è vero, ed è vero,
ma ormai è finita l’Estate
e la giovinezza ristagna
come Autunno prima del salto.
Una vipera, un cane,
una carcassa di gatto investito
tutto è incastonato nel verde
come un ricordo.
Immacolato Settembre,
hai ancora i colori di Agosto
così com’ io conservo
i sentimenti di sempre
a dispetto del tempo.
L’ Inverno
da qualche parte
sorride.

io non predico

Io non predico
io non predíco
io non sono così bravo a scrivere
io non sono così bravo a leggerle
io incappo ancora nella trappola dell’io
ma se tu mi chiedi se il cielo è bello
io ti rispondo che sì : il cielo è bello
raccolgo due parole dalla mia storia
e le metto in croce per sorreggerne il peso
io non ho molto da offrire
se non la mia comune umanità
che certe volte mi sembra cosa
assai meravigliosa
tanto che non scrivo del cielo
ma dei nostri gesti affannati
per sorreggerne il peso

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