Mesi di nostalgie estreme
radure argentine che esplodono
e risuonano nel petto come rapaci in picchiata
mesi di campi fertili lavorati a braccia
da cui salgono al cielo gli antichi canti
della fatica e dell’amore selvatico
mesi che sono come colonie di formiche
dove le cose paiono disordine
eppure seguono gli ordini prestabiliti
da leggi a me sconosciute
mesi di pire infuocate e
di braci roventi che attendono
il sacrificio gustoso della carne
mesi che non tramontano
mesi che paiono eoni
dove anche le pietre
cambiano i prospetti
sotto la frusta dei venti
ma non io. No. Io no.
Ché non mi sento di queste terre
qui anche i miei fiori gentili
sono di lava morta e sangue
e le parole d’amore
tagliano i sorrisi come selci
e ne fanno legna da ardere
per questo lungo inverno :
A quale battaglia ti stai preparando, ragazzo?
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