Motel Tempio

Scherzo col commesso febbricitante

Offro un caffè ad una amica

Scambio due battute con la cameriera

Mi dice: te lo metto al centro il caffè

Ché sembri maldestro. 

Rispondo che sono forte coi tiri mancini

Che stesse attenta

Dice che a sinistra va bene ché è il lato del cuore

Che l’età l’ha fatta tenera, dice

Che se potesse scegliere sarebbe più dura

Ed io le credo. Siamo quasi coetanei.

È cosa buona e giusta. Le dico

Bevo il mio terzo espresso alle 10 e 15 circa

Di questo venerdì mattina al Motel Tempio

Dove puttane, camionisti, ambulanti, studenti ed emigranti a seconda del tempo

si mescolano alla fauna locale

Da qualche migliaio di anni.

Sembra un avamposto di frontiera

Mi sembra di dover andare in Patagonia

E forse è così. 

Zio Chatwin si sarà sentito così quando si guardò per la prima volta allo specchio

Dietro un bancone ad Ushuaia.

L’Autobus è il mio  Mammuth. 

Io invece non so mai chi sono

Prima ero il cingalese che spingeva

un enorme bustone nel vano bagagli

Mi sono riconosciuto dal sorriso soddisfatto

Dopo lo sforzo. Dalle Piccole cose.

Chissà più tardi a Napoli…

Due parole

Scavo nella sera per

un pugno di poesia

E trovo soltanto partenze

Colori accesi d’autunno 

Buoni a dipingere

soltanto distanze

Affretto il passo

Sulle foglie di cemento

E né calore né vento

Adesso frullano in petto

Soltanto due parole

Che non significano niente

si rincorrono come gatti

si spartiscono il cosmo.

Oggi un serpente

Mi ha tagliato la strada

Per rifugiarsi nel bosco

L’ho guardato sparire

Come fosse un tramonto

E per un attimo ho visto

Divampare  la notte

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Posso venire in abbraccio?

Domani ti dico ciao e ti voglio bene

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