Afa.
sembra di abitare in una stamberga di zinco
lamiera sul tetto, assi di legno per terra
nomi alle pareti sempre i soliti sempre più caldi
sembra di abitare il libro di Djian
37.2 al mattino
aspetto che un padrone qualsiasi
il padrone delle lamiere
o un dio qualsiasi
qualcuno che abbia una idea precisa
di quello che c’è da fare
apra la porta di cartone pressato
senza bussare, come uno sbirro
un bambino assetato, la morte,
un pronto soccorso
per ricordarmi un ritardo
non uno qualsiasi
ritardo nel pagare l’affitto
ritardo di nove mesi con la vita
ritardo nella tinteggiatura dello stecca
ritardo mentre il sole ficca i suoi piccoli spilli nella sabbia
la canotta bianca ascella sudata
il mentolo che brucia del deodorante scadente
il basilico floscio isolato nell’angolo
la goccia tiepida che cade dal rubinetto
la bocca aperta del cane
moribondo nell’ombra
il rumore di fondo metallico della solita vecchia radio
sul tavolo, una mela, un coltello, spiccioli di rame
anche loro a temperatura ambiente
il cuscinetto rotto del ventilatore al soffitto
è la cosa più spirituale che si possa trovare
il questa radura che oggi abita
le pianure desolate dei miei sentimenti
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