Io che parlo di me come se non esistessi
io che parlo di un altro che fui anche io
io che sono un fesso che scrive cose
per la noia o per la disperazione generale –
Io che mi illudo di portare gioia
nel bucodiculo del sentimento
e calco inutilmente il piede nella rena calda
e lascio uno sbuffo di polvere viva nell’aria
e premo un segno di scarpa leggera sulla terra –
scompariremo al ritorno delle piogge
nel tuonare vanitoso dei bisogni
nel ruggire stanco della malattia
riappariremo in qualche scritto e
ci confonderanno
col figlio del panettiere educato
col pusher strafatto sui binari
con l’incedere spavaldo
di certa gente in aeroporto
che rincorre il tempo
sgambettandolo con l’ombrello –
parleremo fino a dimenticare
chi siamo stati veramente
o per sentito dire –
cosa resterà di noi?
le parole degli altri
un paio di sentimenti
regali di qualcuno
più generoso di noi
– gli altri.
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