Che strazio di parole amare
Dove la tenerezza galleggia
Come spuma sintetica sugli abissi
Soglie di finestre senza vetri – i sentimenti
Dove le stagioni entrano a banchettare
Coi resti dei nostri amori precipitatati
ancora caldi
Occhi di rupi sacre e cardi roventi
Da cui il gelo discende fino a valle
A far drizzare le schiene ai papi e agli operai
Tremano le due parole
al suono disturbato dei microfoni:
Fino a quando saremo per finta lontani?
Poi la vita risorge come un membro
Dalle oscurità dell’intimismo e
Si fa allegro il passo del sangue nelle vene e dice:
Tutto può l’amore dei vivi
Tutto può l’amore dei morti
Chi saprebbe dire con certezza
d’esser morto o d’esser vivo?
Qual è l’ unica certezza
Quando la morte già
fa gli onori di casa?
Di che parliamo se non…?
Dove andiamo amore mio?
#affanculo? Naaah!