Stare bene è
Conoscere il nome delle cose
Che poi significa l’ incoscienza totale
:Voglio essere un albero di mimose
E perché no? Diceva Victor
Voglio essere te che dici
Di vole essere un albero di mimose
Che se pure non so come mi chiamo davvero
Dove risiedo e dove sto andando
Comprendo la bellezza universale della cosa
E questo mi basta
Almeno i giorni dispari
Poi voglio essere anche una betulla in fiore
Un pesco un ulivo un eucalipto
Spesso mi sono dato un tono
Da pino loricato
Esagero lo so
Ma sono il filo d’erba
Che cazzo me ne frega dirai.
Ma io faccio quello che voglio:
La paglia seccata al sole dell’universo:
Chi si nutrirà di me? Mi domando
La cavallina storna? Le labbra ultime della galassia? Una delle donne che ho amato
Che amo che amerò? Forse questi muri?
La terra che parla coi vermi mi attende
Col suo abbraccio caldo e umido
E poi sarò senza immaginazione
erba e alberi e polline al vento
Come altrei prima e dopo di me
E adesso ti stupisci se ti dico che sono tutti
Nello stesso momento? Che sono dio?
E queste voci che mi parlano fuori dal tempo
mi chiamano betulla e quercia e filo d’erba
A cui rispondo con:
scampoli di vento
Ricordi di sorgenti alla sera
Albe disertate
Mancanze di barche a vela
Ogni tanto un vaffanculo
Che fa sempre un po’ allegria.
Ebbene sono pure queste voci
E poi il silenzio – oltre la siepe
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