Ho un’altra città adesso
su cui ricamare la mia storia
i miei pensieri infesteranno le strade
immagineranno teatri e fontane
e muretti a secco su cui risposare
e quando stanco dal pensare
inciamperò sfinito nel filo esatto delle sue labbra
il tuo nome mi soccorrerà
come se portasse da bere vino fresco
ho un’altra città da maledire senza rabbia
ho una vecchia amica a cui intimare
di non rompere i coglioni e
di lasciarmi stare, steso a riposare
a centro di quella piazza
che non mi ha mai visto passare
Lasciate che parli a voce alta la gente
di questa assolata città di provincia.
Che vedano il dio dell’amore
crocefisso dai pensieri e dall’assenza
e che lo sentano cantare
con quell’allegria che non si spiega
che possiede chi vorrebbe
e non possiede niente.
Rispondi