Pianoforte alla stazione di Napoli

la gente si ferma
ad ascoltare un pianoforte
quando il pianista è di spalle
quando gli sguardi non si incrociano
perché l’uomo teme gli uomini
che parlano al cuore
ciascuno teme la propria ombra
“il pudore mi piace
perché è figlio della gentilezza
e della paura.”
Questo ho pensato
alla stazione di Napoli
dopo aver ascoltato
i classici partenopei
per una ventina di minuti buoni
prima di salire nuovamente sul treno
con gli occhi gonfi
e le gambe pesanti
Ho indossato gli occhiali da sole
per tutta la durata del viaggio
nonostante la pioggia
circondato da simil-camorristi
pieni di coca
E pure abbiamo usato gentilezze
due di loro cantavano “core ‘ngrato”
alle spalle del maestro
ho visto la loro commozione e
non era troppo diversa dalla mia
ho avuto molto da pensare
per tutto il viaggio
e il giorno dopo
ed eccomi ancora adesso
a rimuginarci sopra
come se fosse un affare di stato
e forse lo è.

Sugli scalini del treno.

Sugli scalini del treno.
Condrolla il cervello…
tu mo’ parti, ma condrolla il cervello.
E mangia ché poi ti vengono i cali di pressione.
pure tu mi manghi ma pensa che ci dobbiamo sistemare. Poi facciamo i figli, una casa.
Ti amo.
Anch’ io.
Non piangere. Pensa che tra 10/15 giorni so’ là.
Ti amo!
Angh’ Io.
E chiedi per la domanda di disoccupazione mo che arrivi.
Siamo giovani, ce la possiamo fare.
Va bene.
Ti amo.
Anch’io.
Lei sale, lacrimoni.
Lui la segue con lo sguardo fino al posto.
Scuote la testa, borbotta qualcosa.
fa una faccia buffa, tenta di strapparle un sorriso.
Non lo sento più, le porte sono chiuse.
il treno parte.
Lui si stringe nelle spalle, tira su col naso.
Cambia espressione. È visibilmente perduto.
lei da due posti dietro al mio, Starnutisce.
Auguri ragazzi.

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