Cammino lungo il corso
conciato per le feste
la gente si affolla lungo i fianchi
mi sembrano tutti liquidi e senza occhi
io non ho troppi pensieri, ho mal di testa
mi sento una boa ancorata alla cazzo…
ieri sul palco non ho sentito niente
nemmeno una sussulto. niente.
questa cosa mi lascia indifferente
ma penso ai preservativi, al sesso, all’amore:
mi infilo nell’unico bar dove non mi hanno mai visto
ordino una cosa che non ho mai bevuto
penso a cose che non ho mai pensato
parlo con chi non avevo mai parlato e
questa unicità rende più carina
la tizia seduta al tavolino difronte
ci scambiamo due sguardi che significano:
“magari fosse stato un altro periodo…”
e la cosa finisce lì
il suo bulldog obeso drizza le orecchie
fuori è successo qualcosa, il solito furto
le urla suonano come una sinfonia di J. Cage e
ho un improvviso desiderio di scrivere musica
non fosse che io e il pentagramma siamo sghembi
allora vorrei prendere il telefono e fare una chiamata
raccontare una storia ambientata nei i boschi norvegesi
ma poi desisto e scrivo
due righe sull’inutilità di scrivere due righe
d’un tratto mi squilla il telefono: ho mancato un altro appuntamento:
sospiro, dovrò inventare due scuse plausibili :
ma ho l’onestà di dire soltanto:
“Non dirmi niente, ho mal di testa da tre generazioni.”
E la voce mi dice: Esci Cretino, sono qui fuori. Ti ho visto.
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