passaggi della mente
passa la mente
resta il pensiero
fisso come un palo
al centro della laguna
fulcro del vento
coperti dall’ombra
del solito arrivederci
si acquattano i monsoni
carichi di frutta e di stagioni
dietro l’orizzonte
gli occhi partoriscono traiettorie di ritorno
vanno e vengono le immagini
come un otto volante
che diventa sedici poi trentadue
fino all’ immaginario e oltre
qualcuno sotterra una conchiglia
lei prende il sole sul bagnasciuga
e non sa niente del mio odore
ma riesco quasi a toccarla
da quando ho visto il suo segreto
mentre una musica da spiaggia
pare rimbalzare sulle onde
spinta al largo dal vento
come un Supertele senza una forma
come una malinconia
vuoto a perdere
che annuncia la solita crepa
che che parte dal sole
e che arriva alla carne
fino a diventare ricordo
di ciò che non è stato
nel prossimo futuro
più che perfetto
così com’è stato
Lontano una voce di vetro e
due ragazzi coi racchettoni
che fanno il verso alla nebbia
la punta alla sera
e resistenza alla morte
:
Batti leih?
Cretino
Se hai a cuore ciò che scrivi
sei un cretino.
Le parole buone hanno gambe buone
e che tu le spinga o meno
arriveranno esattamente
dove devono arrivare.
– Quasi tutte nel dimenticatoio
abbi la capacità di gioirne.
Bisogna smettere di pensare da omuncoli.
I pensieri sono la negazione del tempo:
Siedi e non aspettare.
Se mai dovesse succedere qualcosa
accadrà a qualcuno con il tuo stesso nome
ma tu sarai già lontano – fuori dal tempo –
in quel posto da dove sei venuto.
dove tutto accade da sempre
dove sei sempre stato senza rendertene conto.
Cicale.cicale.cicale.
Cicale.
cicale tutto il giorno
cicale al mattino
e qualche grillo di contorno alla sera
nessuna formica avvistata
che piacere!
la malinconia di fare la spesa
riempire il cestello di verdure
attraversare la strada, salutare il cipresso
camminare all’ombra del tiglio
ed entrare in quel rettilineo che pare
una strada di un posto di mare morto
coi camper parcheggiati da una vita
con due ruote sul marciapiede
dove le porte di ingresso spesso sono aperte
e dentro si intravedono quasi sempre
tutte le nostre miserie
l’altra settimana c’era una donna giovane
distesa su di un lettino
dietro la porta con la gamba ingessata
questa immagine mi perseguita da giorni
come fosse un esecuzione in pubblica piazza
la strada la attraverso con un peso nel cuore
incontro il vicino cantautore e
ci facciamo un cenno col capo
nel mentre penso ad una torta salata
ricotta spinaci e prosciutto
si fa così con le cose che rischiano di ammuffire
chissà quando faranno una torta salata anche con me
ma sono indeciso sull’uovo
la chiamo per avere certezze
e lei dice che è meglio con
e così immagino come sarebbe prepararla insieme
dopo aver attraversato questa malinconia di cicale
mentre si allaga un palazzo al ritorno
e un rivolo d’acqua colora il marciapiede
suono a un citofono a casao:
Signora, c’è acqua lungo le scale, qualcuno deve essersi allagato.
– DioMajale! Grazie.
Buona Giornata anche a lei, signora.
nemmeno la buona azione mi alleggerisce il cammino
tornoa casa, mangio un pezzo di pane
metto su un po’ di musica
le cicale rispondono agli uccelli
il cuculo cuculeggia a orari scaglionati
ed io invece cucino
se non sono scoglionato.
Poi lei mi chiama e mi chiede:
Allora che ti mangi?
ed io le canto una frase, come ogni santissimo giorno:
Io mi maaaangioooo teeeeee…
non sono un rumore
giorni in cui ronza in testa un pensiero
di cose non dette
uno sportello si chiude per sempre
in un garage molto sotterraneo
sott’acqua la schiena del delfino si spezza
nell’inseguire una sarda e poi
anche la memoria si scheggia:
La mia improbabile anima ha l’osteoporosi
sarà l’abuso di formaggio o di fantasia…
ha l’odore del sangue e del ferro invece
il ricordo dei maiali scannati in gennaio
e mangiati in estate. penso. ripenso.
i giorni in cui ristagna il pensiero
uccidono più del monossido!
qui il caldo inchioda l’azione al foglio
i colori sfarfallano sull’asfalto
i rumori attraversano le distanze
e non cercano né ombra né birra e finalmente
ho la certezza di non essere un rumore.
alla luce del sole si mente come si può
c’è persino chi idossa la giacca sopra la camicia
e sorride come se non ci fosse un domani
e forse non c’è- forse non mente
d’altronde la cravatta ha il suo universo
di stelle nane condizionate e
se niente è assolutamente vero
niente può essere assolutamente falso.
stringo la mano ad un albero
prendo una signora sconosciuta sotto braccio
che farfuglia strani complimenti
la traghetto nell’ombra e la lascio al sicuro
poi resto impalato alla porta di casa
solitario come uno zerbino
che si è arreso alla vita
con una certa allegria
ai tiramenti del cuore
e a tutte quelle cose là.
Dalla mia camera da letto.
Dalla mia camera da letto
Si sente il rumore dei treni
“Stazione” è una parola bellissima
Significa che sono qui
E che potrei essere ovunque
È come quando ami una donna
E sei ancora molto giovane:
Si sente il profumo della libertà
Mette allegria _ Quasi euforia
Così quando passano i treni
Di notte ogni tanto mi viene da sorridere
Anche se non sono innamorato
Anche se nessuno sa cosa sto facendo
I treni passano per tutta la notte
E per tutto il giorno
(di giorno non se li fila nessuno.
Le rotaie alzano il volume di notte
Come I litigi e tutte le altre cose
Che hanno a che fare con l’amore)
Così penso di poter ribaltare ogni cosa
Ad ogni passaggio di treno
Una dolce illusione rallegra
Come un ottimo vino
Mi fa credere
Di potermi innamorare ancora
ad ogni sobbalzo di carrozza.
Sincronizzo il respiro
Un polmone sferraglia
Nel silenzio
Anche stanotte
il sonno ha saltato
il suo giro.
Dice…
Dice: sono stato via per molto tempo
Dice: ritornare è sempre un pugno nello stomaco
Dice: ti trovo pallido e sciupato, ma mangi? Ti droghi?
Dice: ieri sera in treno mentre attraversavo una zona indecifrabile
Ho visto germogliare dei fiori sul tavolino
Accanto alla bottiglina di tonica
Da non crederci! Eppure li ho visti
Con fatica guardagnarsi una porzione di spazio come se da basso qualcuno stesse gonfiando dei palloncini.
Da non crederci! Eppure erano lì avanti a me
Accanto alla tonica_ sul tavolino estraibile del sedile.
Me ne sono stato buono per un paio di ore a guardare fuori dal finestrino dove sono passate
La mia e tutte le altre vite che mi venivano in mente. Anche la tua eh!
Com’era la tua? Normale. Pulita. Con qualche risata sincera e un po’ di merda qua e là.
Felice, dici?
Hahahaha, amico, la felicitalà è una roba parecchio sopravvalutata.
Comunque me le sono ingollate una dopo l’altra
Con quella serenità che avevamo a dieci anni
Quando dopo una scazzottata tornavi a casa e nonna tirava fuori la cicatrene in povere e mercurio cromo.
Capisci? Era bello non dover fissare quei fiori. Sapevo che c’erano e questo fatto era più bello dei fiori. Qualcosa che ha a che fare con la solitudine dici?
Cosa ho in quel sacchetto? Ma niente
È il vuoto del gin.
Ti giuto che c’erano dei fiori sul tavolino.
NON È Incredibile?
sapevo che mi avresti creduto.
Lo sapevo. Sei uno stronzo ma conosci la differenza tra vero e falso.
Ti voglio bene.
Vieni qua fatti abbracciare.
Mentre scrivevo questo dialogo tra me e me
La capotreno mi ha chiesto poter vedere il biglietto: Il mio sguardo ha cercato i fiori sul tavolino…
Compagnia
Possiamo fare poesia con le parole più inconsce:
I verdi polipi e le farfalle organze
Ma chi è che vuole fare poesia, dico:
Chi è che si si sveglia col pallino di creare?
Di certo non io che vivo di così poco
Una buona musica che si mischia
Al tagliatore di siepi e alle cicale
Il solito aereo che passa
come passano gli amori estivi
Ed io che provo a parlare
con le cose che restano
Quando ogni cosa svanisce
Quando anche le cicale smettono di cantare
e chissà cosa fanno- forse l’amore?
Coi bastoncelli guardo la siepe &
La scala di grigi mi fa compagnía
il mare la notte è gonfio di Veneri
Di Braccia spezzate
Dalla nostalgia.
Luglio 2017
Luglio
Foresta di soli sgonfi
La distanza tra me e i libri si allunga
Si tratta di saper stipare i ricordi
E di farli macerare con le bucce d’arancio dell inverno.
Limiti. Contorni di fianchi e di alberi.
Fino a sera la compagnia delle cicale
Tu che mi parli a quella maniera
e la mia erezione
Si trascina fino a Long Island
In un cimitero a caso
Fino a scovare i nomi dei miei avi
Sbarcati da quelle parti il secolo scorso
Lo so, potrebbe sembrare irriverente ma
Invece no. È di amore che sto parlando.
Delle cicale dei fianchi degli alberi della famiglia e di morte.
Ieri mia nonna ha compiuto 93 anni
Ma non vuole festeggiare ché noi non ci siamo
Ha detto: il 26 di agosto. La seduta è sciolta!
Il giorno del patrono.
Ha detto: forse riuscirò ad esserci! Ho pure pregato.
Le ho detto: si ma non fare scherzi! Avvisa se te ne vai. Che non è educato non salutare…
Abbiamo riso. Nonna capisce il mio finto cinismo.
Comportati bene! Mi ha detto. Che il bene poi ritorna sempre.
Il famoso Karma lucano.
È così: ogni giorno è sempre l’ultimo
Per me che sono sempre ragazzo
Per lei che è ancora ragazza
Forse sono nato vecchio
se ho tanta dimestichezza coi commiati.
Chi lo sa…
Intanto le cicale i fianchi e gli alberi
Sono impressi nella mia mente
Come l’odore della macerazione delle bucce d’arancio. Quell’odore di inverno da bere in estate… si accavallano le sinapsi così…
Ci saremo? Non ci saremo? Cosa importa.
Sono cinque minuti che fisso il cipresso avanti alla finestra, sono ormai certo che lui non si fa questi problemi. Perché dovrei scervellarmi io?
il giorno dopo
il giorno dopo
le tende danzano col vento
sfiorano il pavimento nell’ombra
lo spettro che corteggia i pensieri
si arrende alla distanza
– siamo sempre stati dei tipi veloci.
verso un bicchiere di acqua fresca
con la riverenza che si ha per le cose che salvano
e compiuto il miracolo del vetro sudato
sento le ombre battersi il petto per l’emozione
manco fosse il sangue di Gennaro
siedo al tavolo in penombra e
tutti i pensieri si spremono degli occhi
bruciano come candelotti nel deserto
il giorno dopo
è sempre un fuoco e un deserto
dove le cose si scontrano
galleggiano a mezz’aria
e quando toccano terra
lo fanno con il peso di un tuono
l’odore dell’assenza
lo sguardo delle cose lasciate in un angolo
che oggi non raccoglierà nessuno
magari domani…
Dove andiamo?
C’è soltanto una strada. La tua.
rassegnati…
Dove ti porterà non lo sa nessuno
tutto il resto è una foresta di simboli morti.
(ed Io là mi voglio arrendere)
la via della bellezza è la via dell’umiltà
poche cose atterriscono come la bellezza
poche cose ci dimensionano come la bellezza.
Parlare di infiniti è parlare d’amore
l’odore dell’immortalità è l’odore dell’energia
l’odore delle stelle invece è il tuo odore
me ne accorsi l’altra sera quando
accostammo le voci
ognuno al suo telefono
( su, prova a dire che è banale)
ci pensi? anche il marciapiede sa cantare
sa fare l’amore con la suola delle scarpe
Dove andiamo? Non lo sa nessuno-
Fuori
Fuori posto
Fuori servizio
Fuori c’è il sole
FUORIN FUORELLO
L’AMORE È BELLO
Mi viene sempre da cantare al telefono
Tutta la mia vita è allacciata alle canzoni
Io stesso canto senza mai stancarmi
Una lunghissima canzone d’amore
A tutte le cose sole e innamorate
a tutte le cose sole
a tutte le cose
Fuori controllo
Fuori gioco
Fuori di gesta
Tentiamo il salto verso l’irraggiungibile
Teniamoci per mano
Mentre urliamo di voler costruire le piramidi
Sento un vago stupore di paglia
Sento un vago tremore di sabbia
Sento un vago fragore di veglia
Mentre andiamo
Fuori stampa
Fuori tema
Fuori di noi
A braccetto tutti insieme
Dobbiamo schiantarci
contro le lastre del sogno.
La solitudine
la solitudine
che cos’è la solitudine?
lavanderie a gettoni
dove nessuno ci ha mai riconosciuto
sento dire ad una coppia
strade affollate dove gente ci stringe la mano?
oppure è stare sotto i piedi di un cuore sconosciuto?
chi è la solitudine? Sono io la solitudine?
è questa allegria immotivata?
oppure è questa la negazione della solitudine?
è la sete?
che cos’è me lo domando molto spesso
non so non so so non so non so
eppure di tanto in tanto un granello d’oro
si deposita sul petto come una luce
come il puntatore laser d una carabina
l’attesa del colpo che non arriverà
mentre altre volte è solo la polvere
la polvere dove germogliano
parole buone soltanto all’oblio e alla dimenticanza
Uh, la solitudine, questa sconosciuta
mi viene spesso da sorridere a tutti gli ambulanti
alle tre del pomeriggio di Luglio
stringiamo qualche mano:
M’Baye, come si dice “uomo brutto” in wolof?
a volte temo che negli occhi si legga il mio nome
comincio a sudare quando penso all’universo come un uomo
poi ripenso all’uomo come l’universo
e le cose si aggiustano spontaneamente
ma c’è sempre una risata sui bordi della solitudine
oppure non so non so non so
viene da lontano troppo lontano la solitudine
bisogna avere le domande giuste
ed io sono troppo allegro per trovare le parole.