Luglio
Foresta di soli sgonfi
La distanza tra me e i libri si allunga
Si tratta di saper stipare i ricordi
E di farli macerare con le bucce d’arancio dell inverno.
Limiti. Contorni di fianchi e di alberi.
Fino a sera la compagnia delle cicale
Tu che mi parli a quella maniera
e la mia erezione
Si trascina fino a Long Island
In un cimitero a caso
Fino a scovare i nomi dei miei avi
Sbarcati da quelle parti il secolo scorso
Lo so, potrebbe sembrare irriverente ma
Invece no. È di amore che sto parlando.
Delle cicale dei fianchi degli alberi della famiglia e di morte.
Ieri mia nonna ha compiuto 93 anni
Ma non vuole festeggiare ché noi non ci siamo
Ha detto: il 26 di agosto. La seduta è sciolta!
Il giorno del patrono.
Ha detto: forse riuscirò ad esserci! Ho pure pregato.
Le ho detto: si ma non fare scherzi! Avvisa se te ne vai. Che non è educato non salutare…
Abbiamo riso. Nonna capisce il mio finto cinismo.
Comportati bene! Mi ha detto. Che il bene poi ritorna sempre.
Il famoso Karma lucano.
È così: ogni giorno è sempre l’ultimo
Per me che sono sempre ragazzo
Per lei che è ancora ragazza
Forse sono nato vecchio
se ho tanta dimestichezza coi commiati.
Chi lo sa…
Intanto le cicale i fianchi e gli alberi
Sono impressi nella mia mente
Come l’odore della macerazione delle bucce d’arancio. Quell’odore di inverno da bere in estate… si accavallano le sinapsi così…
Ci saremo? Non ci saremo? Cosa importa.
Sono cinque minuti che fisso il cipresso avanti alla finestra, sono ormai certo che lui non si fa questi problemi. Perché dovrei scervellarmi io?
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