Lamento per una amica mai conosciuta. (in memoria di Z. M.)

non si vive mai forte abbastanza
non si vive mai abbastanza
tutto è sempre troppo poco
e quando sembra bastare
subito soverchia
non c’è misura nella vita
non siamo mica stelle
coi nostri megaparsec
incolonnati verso l’ oltrespazio
ma nemmeno carne e fica
e piedi rotti e vino
talvolta siamo solo distanze
tra niente e niente
e a farsi domande
e a finirci dentro
è un attimo
figuriamoci a vent’anni
quando il cuore è ancora fine
e la strada un abisso affilato
e il tuo nome è ancora sconosciuto.
che ti sia lieve il passo
lieve l’oblio
lieve anche l’amore
che sia lieve tutto ciò
che fu macigno
groppo di pietra
acqua di pozzo
di ago uno stelo
di lama un palmo
e del silenzio
solo la carezza.

che cazzo mi guardi?

provo tanta pena per ciò che sono
e per ciò che non sono
per ciò che voglio
che è indefinito
per ciò che non voglio
che è più luminoso
il mattino si spacca
come marmo sul cuore
e c’è la solita voce che dice:
o dentro – o fuori!
ed io sono sempre
fuori da qualcosa
e dentro un’altra cosa
e non so mai dove sono
se dentro una preghiera ai petali morti
o fuori di un inno alle cose in bilico
che restano in cielo per secoli
con occhi minacciosi
e che non cadono
non cadono mai
-che cazzo mi guardi?

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