Come le amate carte. (incipit della prossima raccolta di poesie : “ Versi vista scaldabagno ”

 Come le amate carte finiremo

un giorno
perché qualcuno
ne possa approfittare…
e pure saremo
stranamente felici
al calar de l’altrui
braghe
quando comodi si metteranno
a spulciare versi
e scorgeranno
al principiare
come un epitaffio
a sigillo del sepolcro:
questa catena che ci unisce
senti me
tirala.
E poi giù ,
uno sciabordio di applausi.

L’uomo sul balcone

C’è un padre sul balcone
Alto grasso bruno
Con accento del sud
Con un grosso orologio d’acciaio
Che brilla al sole del mattino
Lo chiameremo Carmine,
Perché ha la faccia da Carmine
Fuma troppe sigarette
E passa buona parte delle sue giornate festive sul balcone a fumare
Stamattina alle 7 30 circa ci siamo salutati
Io ero sul balcone a bere il primo caffè
Lui, sono certo, almeno alla terza sigaretta
Mi ha visto uscire, mi ha guardato
Io ho fatto un cenno di brindisi col capo
Porgendo a lui la tazzina in segno di saluto
Ha annuito, ha ricambiato sollevando le tre dita che incastonavano la sigaretta
Che a lui pare solo un sesto dito bruciacchiato
In mezzo alla strada solo qualche scooter imballato dal risveglio
Poche auto e due trans ubriache ritornavano a casa barcollando e schiamazzando
Carmine ha cercato il mio sguardo
E mi ha fatto un gesto come a dire:
Questa è la vita…
Io ho risposto un una espressione del tipo:
…E c’amma fa?
Carmine ha spento il filtro nel posacenere e mi ha salutato con un cenno
Io appoggiato al parapetto di cemento
Ho abbozzato un saluto
E continuato a guardare le due che barcollavano fino a scomparire dietro la curva
-Tu non sei Pessoa- mi sono detto.
Nessun simbolismo oscuro si nasconde nella curva
E pure la morte mi ha carezzato il collo
Come a dire:
hai ancora molto tempo ma non lo sprecare…
Sono rientrato, ho riempito la tazza,
E come Proietti nel film F.F.S.S. mentre zucchera compulsivamente la sua tazzina di caffè, ho detto sospirando: ‘a vita è tant’ amara… e mi è venuto da ridere.
E così è cominciato un altro giorno…

Spesso al sera

Spesso al sera
distillo le poesie di Lorca
dentro lascio a macerare:
il tuo sguardo di quando mi vedesti arrivare
e qualche fantasma incontrato per le notti.
Berremo il tutto quando avremo sete.
Fuori papaveri e bitume
separano i pensieri dai palazzi
dentro tre o quattro rifiuti
separano i palazzi dalla carne
in camera una overture di Wagner
spinge contro le pareti
come una coppia di solitudini vergini
che scopano la prima notte di nozze
verrebbe da ballare
sul passamano delle scale
sul cordone ombelicale
e sul taglio dello sguardo
della mia nuova vicina
che ha due occhi verdi
affilati come i cocci di bottiglia
delle serate più felici e
che se fossimo più in centro
sarebbero smeraldi…
E nessuno sano di mente
avrebbe da ridire.

A.A.A. Offresi specialista nel settore dei sogni

Stamattina ero nudo
dietro la tenda della camera da letto
da dove traspare la balconata
da dove si vede il mondo
che poi è il palazzo difronte
che poi è abbastanza per uno appena sveglio,
al mattino sono un foglio di carta
appallottolato dai sogni e
cerco di distendermi alla luce
come un ferito
della grande guerra della notte
e anche stanotte ho sognato una donna
che mi guardava di sottecchi
tra un monito e un sorriso
e anche stavolta me ne sono andato
accostando la porta dello studio con gentilezza
per non disturbare e non creare imbarazzo
per non sentirmi dire di non fare il pazzo…
Nei sogni so essere un vero gentiluomo
ho parecchia esperienza nel settore.

L’ennesima poesia sull’ Autunno di cui potevamo fare anche a meno ma che invece…

L’ennesima poesia sull’ Autunno di cui potevamo fare anche a meno ma che invece…

cose dimenticate in un angolo
ritornano alla luce come spiritelli dispettosi
Luce dei cento veli del Suq al mattino
veli di cento donne partite nelle notti di tempesta
oggi ricordo con gratitudine
tutte le vestaglie piegate nell’armadio
ricordi di mani che cingono tazze bollenti
risorgono gli odori delle erbe
nei salotti in penombra
prima del camino arrivano le parole
dagli angoli nascosti della memoria
a portare il calore che ci ha sottratto con l’inganno l’estate
L’autunno è lo specchio delle stagioni
è tutti i pensieri prima di prendere sonno
ma con più colore
L’autunno è la stagione che preferisco
a patto che si abbia ancora voglia di prendersi per mano,
di stappare una bottiglia con mal celata allegria
a patto che ci sia ancora della vita sotto i cappotti,
mentre tutto intorno canta
un’ode alle cose che muoiono
senza essersi mai arrese.

​Affetti Collaterali

Un giorno mi affaccerò ad una finestra
Sulle sponde del fiume o dell’oceano
E butterò giù due righe così
Come si ingoia una pillola senza acqua
Che guarisce con lentezza
lasciando comunque
L’amaro in bocca
e lo stomaco in disordine
E poi chiederò allo specchio
Con aria buffa e interrogativa
Se ne sia davvero valsa la pena:
Essersi detti l’indicibile
Ed averlo scritto su di un foglio di carta
Come fosse un bugiardino
Pieno di affetti collaterali
che non svaniranno mai.

Non provo alcun affetto per i miei scritti.

Non provo alcun affetto per i miei scritti. Non me ne curo molto.
Forse troppo poco. Non cerco per loro una casa, un tetto, una quarta di copertina che sia abbastanza calda da farli svernare con dignità. Sono spietato con i versi che hanno perso la forza. Li dimentico come ho dimenticato certe labbra che pure ho baciato.
Provo dei sentimenti per le persone che si aggirano tra le parole, come fossero sentieri ancora da tracciare.
In alcuni casi provo amore struggente, mi commuovo, alzo gli occhi, sospiro. ogni tanto, quando rileggo qualcosa, li vedo compiere l’infinito giro della memoria, come criceti innamorati, come fantasmi di carne condannati all’eternità… Ed io con loro, vago, come un’ombra senza padrone; per sempre.

Alla larga dai poeti

sta’ alla larga dalle lettere
e dalle poesie di quart’ordine
a meno che non siano tue
e da quelli che si dicono poeti
ché tanto tutti scrivono puttanate
sta’ alla larga dalle droghe sintetiche
ancor di più alla larga se sono umane
e si passano troppo spesso le mani nei capelli
e hanno le fossette da sorriso e i denti troppo bianchi
sta’ alla larga dalle belle donne senza cuore
e dai bei cuori indossati troppo male
trova un equilibio nella solitudine
e fa’ molta conversazione
copriti di ridicolo se necessario
servirà a fare selezione
sta’ alla larga da chi si dice libero
da chi dice d’essere puro di cuore
da chi parla di gloria e di patria e di onore
questi saranno i primi a vendersi al nemico
o a morire come fessi tra le bombe
cerca soprattutto di sorridere
e sta’ lontano dai poeti da concorso
dai musicisti edonisti
dai domatori di tigri e di elefanti
e non perdere tempo a cercare il tuo posto nell’universo
piuttosto, arredalo,
ché è da là che stai leggendo.

Siamo seri! ( per piacere!)

Siamo seri!
è giusto che i bambini non amino la poesia
è giusto che amino correre liberi
e che disobbediscano con impertinenza
e che si abbraccino e si azzuffino
e che imparino infine sulla loro pelle
l’arte di fare la pace e l’amore.
Siamo seri!
Ad oggi non si è mai vista una poesia
che si metta a scrivere poesie.

Quando rifiuterò il Nobel (o poesia della chiamata persa)

Quando rifiuterò il Nobel (o poesia della chiamata persa)

quando rifiuterò il Nobel
comincerò a mangiare pesce
succhiandone le spine
quando rifiuterò il Nobel
comincerò a presentarmi a tutti gli appuntamenti
che prevedono senza misteri implicazioni sessuali
fingendo con sincerità di non annoiarmi
quando rifiuterò il Nobel
la smetterò di dare appuntamenti in intorni temporali approssimativi
ed indicherò orari precisi al minuto
tipo: alle ore 21 & 37
quando rifiuterò il Nobel
Comincerò a correre scalzo per i monti
millantando migliorie posturali
quando rifiuterò il Nobel
smetterò di bere vino, ripudierò la birra
e la smetterò soprattutto con questa ironia finto inglese
Quando rifiuterò il Nobel
risponderò al telefono sorridendo senza mentire
ma fino ad allora siate gentili

chiamatemi dopo le 8 del mattino

Poesia di pioggia quando si rompe l’ ombrello ma menomale che lungimirante hai comprato una giacca per fare spedizioni in Polo Nord. Sottotitolo: ” Piovono madonne”

Poesia di pioggia quando si rompe l’ ombrello ma menomale che lungimirante hai comprato una giacca per fare spedizioni in Polo Nord.
Sottotitolo: ” Piovono madonne”

cadono piogge
piovono corti celesti
dal cielo grigio
cadono piogge a coriandoli
due lenticchie d’idrogeno e un fagiolo di ossigeno
cadono piogge
su buona parte della penisola
Il telegiornale cerca di tranquillizzarci
La protezione civile mi invia quattro e mail di allerta arancione
qualcuno dice : era ora!
Altri: che palle!
piovono pensieri corti e grigi
dal cielo
come mozziconi bagnati
ancora caldi
non più buoni da fumare
né abbastanza freddi da essere raccattati
è un bombardamento
di giramenti di palle e di spalle
chiamala meteropatia o come ti pare
qui: ogni tre passi una folata di vento
pettina a spazzola l’ombrello cinese
ogni sei passi un ombrello cinese ci abbandona
adesso ogni tre passi gli spruzzi sul viso
ma non mi lascio intimorire
stringo il cappuccio, accenno un sorriso
guardo su in cielo, cadono cose di gocciolosa forma
ricordi di caffè amari al mattino, rifiuti amorosi
bollette scadute, cartelle esattoriali
accertamenti fiscali, piovono sentimenti
nomi perduti, soldi falsi, pacchi e contropacchi
amori,
piovono madonne

Proesia

se stai leggendo un testo
e mentre leggi questo ti parla e dice:
-non sono prosa sono poesia sono bellobellissimo-
con parole dai suoni libidinosi
probabilmente non è là la poesia.

se stai leggendo prosa e questa ti dice:
-sono fresca e chiara e dico cose un tanto al chilo
e le dico bene e sono lucente come il sole quando è alto-
allora forse non è quello il grande scritto.

ma se stai leggendo un testo in versi
e questi a tratti ti sembra prosa
e ti confonde come una carezza di madre
che ti coglie alle spalle
o stai leggendo un testo in prosa
e questo ti pare nascondere con naturalezza
verità indicibili… Allora probabilmente
Là nel mezzo germoglia la poesia

quando la forma lascia il tempo che trova
e lo stile è mimetico
come un gesto abitudinario
come i lacci delle scarpe
disegnano l’infinito
prima di essere allacciate per sempre
come certe bestie
che fuggono o predano nella savana
quellò è l’agguato poetico
semplice, definito, come una mano amica
lanciata nel dirupo ad afferrare la tua
per non farti precipitare
in questo abisso di solitudine e disperazione

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