Le tegole di una casa spinte dal vento
come foglie – sento –
il profilo delle montagne quando c’è luna
il fianco, il tuo, in penombra
la mutanda con l’ananas e
l’albero con le sue radici ferme e
certe parole che tremano come corde
e certe corde che suonano come una vita
pizzicata dagli eventi
lapidi e casette di cemento
c’è uno spazio col mio nome
ma è decisamente troppo piccolo
oppure è troppo grande e freddo
vorrei stare tra i cipressi e fiori i secchi
e i vasi vuoti – e senza nome
come i giorni senza amore
e il cancello del cimitero freddo d’inverno
e rovente d’estate
e la mano che lo chiude e che lo apre
e il passero che becca i pochi semi
e le mani che si cercano come formiche
e il mio cuore gonfio come una zampogna
e il suo canto stridulo – più adatto ad un lamento
che a una serenata, magari ai morti,
Ecco. il mio cuore canta ogni giorno la serenata ai morti
– amici miei – non abbiate fretta – tornerò
a battere il terreno – tornerò tra fiori dei pensieri
con allegria nuova – col mio eterno canto
vivo tra i morti e morto tra i vivi
a camminare – su questo filo d’ombra
che ci regala il sole.