E se per amare dovrò schiantarmi
per sempre nelle luci intermittenti del Natale
e smostrarmi come un’ombra
nelle vetrine dei negozi
e farfugliare parole prive di logica
agli angoli angusti della solitudine
ed esplodere come un pianto
gravido di mattino ai primi infortuni del sole
e stendere la pelle come lasagna
come una mano tesa
alla frusta dei mai più
e bermi sullo sgabello del tempo
a sorsi interi l’acre Oceania
Io sono pronto. Io nacqui per questo:
per dare un moto ad un’idea
per contraddirmi tutti i giorni
per rompere l’ingranaggio della produttività
per scardinare i miei stessi preconcetti
e per urlare alle tenebre e all’universo
che sì: Io amo ben oltre la miseria della mia pelle
ché la mia pelle è niente e non sento mia la vita
Né questo cuore di così duro raspo
di così tenera polpa.
Rispondi