E se per amare

 

E se per amare dovrò schiantarmi
per sempre  nelle luci intermittenti del Natale
e smostrarmi come un’ombra
nelle vetrine dei negozi
e farfugliare parole prive di logica
agli angoli angusti della solitudine
ed esplodere come un pianto
gravido di mattino ai primi infortuni del sole
e stendere la pelle come lasagna
come una mano tesa
alla frusta dei mai più
e bermi sullo sgabello del tempo
a sorsi interi l’acre Oceania
Io sono pronto. Io nacqui per questo:
per dare un moto ad un’idea
per contraddirmi tutti i giorni
per rompere l’ingranaggio della produttività
per scardinare i miei stessi preconcetti
e per urlare alle tenebre e all’universo
che sì: Io amo ben oltre la miseria della mia pelle
ché la mia pelle è niente e non sento mia la vita
Né questo cuore di così duro raspo
di così tenera polpa.

Jennà

 

Gennaro è nato nel 1983 e
vende calzini alla stazione di Napoli
con la bandana blu a coprire la calvizie
e lo sguardo azzurro più tenero che abbia mai visto
e che mi parla da fratello:
-ch’ è succiess’ guagliò, questioni…?
tien o’ baff chiù bell r’ ‘a stazion!
e dopo i soliti discorsi: vitaFamigliaSierieAUnaGuaglionachepassa
non è cosa facile il racconto
gli metto il braccio sinistro sulle spalle
Gennà u vuoi nu cafè?
E Gennaro dice che no, che non ne può più bere
– A pressiòn’! mi dice, insicandosi il petto.
è semp u’ còr ca ce futt, Gennà. Gli dico
Gennaro sospira, getta uno sguardo al marsupio pieno di calzini
e mi fa: vabbuò pigliamucell nu cafè decaffeinàt’
Al momento di pagare, Gennaro si lancia verso la cassa
e come due vecchi amici : Numm cacà u’ cazz Gennà-
a prossima vota paghi tu.
– No ma io facev sulament ‘a mossa. mi dice ridendo…
Alla prossima Gennà. Mantieniti forte.
Poi una voce da dentro la stazione lo chiama: Jennààhhh
e Gennaro va, come vanno i Chisciotte incontro al futuro
scandito dagli orari di arrivi e di partenze
e da buon scudiero lo guardo scomparire nell’ombra
del corridoio che porta al terminal dei bus dell’esistenza.

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