Dov’è la poesia quando
Si torcono le budella
Per morte o per l’amore?
Chi dice – cognizione: scrivi questo
E passano paura e il dolore
Dice: solo il poeta sa.
Solo il poeta sopravvive e
Con un cazzo di bellezza
Spazza virilmente l’orizzonte
Cazzate. Cazzate primordiali.
Quando hai da morire
Sei là che muori male
e se soffri – soffri peggio
La vecchia storia di voler essere
Aria _ uragano _ e spettatore.
Sogni. Vi dico. Sogni poco lucidi.
Poi la terribile mannaia della solitudine
Si apre un varco alle quattro del mattino
E cerchi quella voce che ti evita come la peste
E non hai più nessuno o almeno così pare
Fai pari col silenzio cerchi nel letto
Un pensiero a effetto per soprendere
Il sonno alle spalle, ma la veglia ha occhi grandi
Che ti guardano fino al fondo delle palle
Dove tutti i desideri della pubertà ristagnano da secoli
E diventi per esclusione il compagno delle assenze
Delle porte che sbattono nella corrente
Della luna che filtra dalla fessura – una crepa
È la premorte. È la bellezza che ti sussurra
Facilonerie all’orecchio perché poi _tanto_ morirai
E ti innamori di qualsiasi cosa non ricambi
Tipo anche i muri o due scalini
E gli scrivi una poesia perché lo sai fare
E poi ti chiamano per fare delle cose
Che prevedono viaggi e non hai voglia
Ma hai doveri. e una coscienza. E la poesia resta diffusa come il magnetismo
nell’aria come certi gesti
Di poesie trapassate. Ma vai.
Imbestiato di precipizi per la strada
Come un senza cuore. Un senza nome.
Vieni qua. Portami una buona poesia.
Una sedia. E tre parole buone.
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