Le vite degli altri.
Dice, sai le vite…
Quali vite?
Le vite degli altri
In cui entri per tre secondi
Passando la bustina di zucchero di canna
Al bancone di un bar qualsiasi
In un posto qualsiasi.
Embé?
Dico, là, hai due possibilità
puoi sorridere ed essere gentile
o farti sopraffare
Dalla soppraffazioine della vita
Ed essere scortese e tignoso
Alle sette del mattino.
Qusto fa la differenza sul futuro delle vostre vite, ma lo capirai dopo diverso tempo
Oppure pui conoscere una ragazza un giorno
Ad un tavolino sempre di un bar
sorseggiando del tè nero Per esempio –
e guardarla negli occhi con insistenza –
quasi a piegare i pensieri
E ad infilarglieli nel cervello
Come un tormentone estivo degli anni 90
Del tipo: “mare mare mare ma che voglia di arrivare”; hai presente?
E poi succede che dagli occhi arrivi al cuore
E quindi al culo e alle mani e alle labbra
E non è facile ma può anche succedere
Che parliate di amore un giorno
Senza capire un cazzo di niente
Come due fessi qualsiasi
Mentre magari lei ha il tuo pisello in bocca
O sei tu tra le sue gambe e sussurri qualcosa tipo: ti amo
ma non sono necessarie proprio le parole. Non sempre. Dipende dalle situazioni.
E comunque entri in questa vita,
dico, e lei nella tua
E si cerca a strattoni questo nuovo equilibrio e tu sai che il caffè lo prende amaro e lei sa che a te per esempio piace la pizza col salame piccante
e allora c’è qualcosa nell’aria anche durante le litogate furibonde con la vita
Ché spesso si litiga per ribellarsi a questo sistema del cazzo
Che ci ruba il tempo per fare niente o l’amore
Dico, c’è qualcosa che diciamo sentimento credo
che ci tiene uniti come una squadra di Curling, e ci diamo da fare con gli scopini
Come fosse l’ultima partita del secolo
E forse lo sarà. Occhio. Giocatela bene, come puoi. Senza paura di scivolre. Scivolerai.
Ma andrai avanti fino a quando vorrete
Oppure accade che ci scanniamo come aguzzini – come arrotini di palotini.
E ci facciamo del male fatto bene
Ma poi ci diciamo che passa, ed è vero
e si ritorna a ordinare pizze e a incrociare caffé e telefonate e scopate e sudate e cose che avremmovolutofaremacheinvece…
E poi un giorno, magari mentre attraversate dei periodi di merda –
Succede qualcosa. Cambia lo scenario.
Diventiamo estranei. Il tuo cazzo è un pezzo d’arredo, mi segui? Immaginalo come un peluches impolverato
ed il suo culo un ricordo di qualcosa che hai amato follemente sulla spiaggia di chissàquantoprimafà.
Dico. Può succedere no?
Allora poi ci si separa e parte qualche vaffanculo terra-aria che manco gli SCUD
e qualcuno ferisce qualcuno e viceversa
che è uguale
e si sta un po’ male
Ma alla fine l’importante è la salute e il volersi bene, vi direte a bocce ferme.
Magari a telefono. Più ferme di così!
Stai pensando alle sue bocce, lo so. Sei un uomo medio come me.
E quindi succede che ti vuoi bene ma non ti consideri più. E vai in cerca di conforto e di qualcosa da bere che dia una scossa alle budella un poco intorcinate e cominci a farti quelle domande esistenziali che significano
Che stai attraversando un periodo marrone
Ma infondo pensi che la vita è carina
Ché c’è tanto da fare o da non fare
E che anche una partita di calcio
O una corsa in montagna o un buon libro o un cane oppure nessuno e dici che
Basta il silenzio di una porta socchiusa
La penombra dell’estate ed una tenda verde
Col vociare in dialetto e le bestemmie
Che sotto al balcone fanno le veci del mare
Quando è un poco incazzato. Questo rassicura.
Dico, capisci? Che cosa diventiamo se non dei mostri che trasformano i sentimenti in balconi socchiusi o in parole oppure in opere mozze e omissioni spaziali?
Cosa voglio dire? Non lo so mica.
Passami un bicchiere con qualcosa di fresco
Si sta così bene all’ombra quando il sole che incendia i pensieri va sotto l’orizzonte degli eventi sconosciuti e la sera annuncia la fine
Illusoria di qualcosa. E puoi dire con poca convinzione: ahh anche questa giornata
È stata archiviata. Avanti il prossimo!
Bicchiere? E cos’altro?
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