È interessante capire quanto posto occupiamo nella vita delle altre persone.
In un senso o nell’altro. Non importa se tanto, abbastanza, troppo, o troppo poco.
D’altra parte non abbiamo una misura per questo tipo di ingombro. Magari un giorno ne occupiamo poco, e l’indomani… Pure.
Oppure viceversa. Oppure un altro giorno ancora, scopriremo di occuparne troppo, poi molto e poi niente. Per quanto il niente possa essere comunque troppo ed il troppo, d’un tratto, diventare niente. Magari adesso che sono le una e trentadue del mattino, ad esempio, sto occupando un paio di etti nel cervello di qualcun’ . Chi lo sa. Ma poi alla fine perché dannarsi l’anima con questi pensieri?
Cosa vorresti significare con questo sproloquio sull’ingombro sterico dei sentimenti? A quello alludi, no? E nel tuo? Segatura e bomboloni?
Lascia perdere i rancori, le ripicche e le ossessioni ormonellari.
“Passavamo sulla terra leggeri”, titolava così un romanzo di Atzeni. E noi a quello ci ispiriamo, ripeti a mezza bocca, ma tutto è torbido e confuso quando non ci sono i numeri a supporto delle nostre ipotesi.
Poco male. Poco male… L’importante è approssimare. Avvicinare. Oppure lasciar perdere… Come si perdono gli spiccioli tra le fodere dei sedili dell’auto. Certo che sai esattamente come recuperarli, ma avrai altro da fare, come grattarti le ascelle, scorreggiare o salutare lo sconosciuto che non ti ha mai visto manco esistere e tante altre cose più o meno edificanti. Comunque meglio che recuperare due centesimi tra le briciole dei sedili. Non è vero che è meglio perderli che trovarli, tutto può tornare sempre utile, eh. Però…
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