L’Ora Meno Inutile (Forse).

A voi sembrerà strano, forse.

Ma in quell’ora dopo sveglio, prima ancora di leggere le e-mail e le cose di lavoro. Seduto sopra il cesso, mi concedo la ricerca del mattino. Scavo dentro il corpo e nel pensiero come un trovatore. Servo. Disperato. Gioioso di sapere.

Quella la mia ora più felice. Dove il tempo si restringe fino a scomparire. E ogni dovere resta, come è giusto, subordinato allo stupore. Leggo una poesia, poi un fatto, una scoperta. E subito si accende l’universo. Scrivo, ed è cosa naturale. Non una pretesa, né un mostrare: solo un continuo scomparire. Una continua muta, un eterno rinnegare di presente. Accado sempre un po’ più in là di ciò che vedo. Per me, certo, non riservo niente. Anche lo stupore è un fatto già accaduto. Cuore gonfio di unicità e di limite, ti porto nel futuro come un rinnegato. Una cosa inutile. Un sasso frantumato dentro un vetro.

Non mi appassionano i miei scritti, né nutro affetto o appartenenza. Certa è questa enorme tenerezza che provo nella voce, da un presente solamente immaginato, verso la persona che Sconosco giá col piede nel futuro di queste “enne” sconoscoute dimensioni.

La Frase Di De Andrè

La pagina di un romanzo
Come copertina
Tre frasi comuni:
Qualcosa sulla distanza
Due parole sull’Amore
Poi frammenti di altri libri
Tante fotografie. Solo fotografie
Per non guardarsi dentro?
– L’altra sera eravamo al cinema
Per un documentario su Battiato.
Niente di straordinario
se non ti coglie la tristezza
Nel mezzo del ritorno.
Essere mortale un poco mi dispiace.
Non vedere più quelle facce
Non baciare più i capelli
Non poter conoscere tutte le persone.
Quante vite posso immaginare?
Qualche migliaia di miliardi? E poi?
Ma poi continui con le distrazioni
Càpitano sullo schermo immagini succinte e Posti tropicali.
Davvero non ti accorgi che non è il tuo culo la parte parte più eccitante?
Il porno ci sta anestetizzando
Le droghe rimandano i problemi
Non ci vedo una morale al di fuori della noia
E poi la frase di Bukowski e due righe di Pavese
E una fotografia di una fotografia di Newton
(Il Fotografo) e coi quad dentro i deserti e la foto vista Petra e le mongolfiere in Cappadocia…
E la frase di De Andrè. La Frase Di Deandrè la frase di De Andrè. La Frase di De Andrè. La Frase di De Andrè. La Frase di De Andrè.

SCRIVI

scrivi
scrivi che ce la dobbiamo fare
a rovistare nel sudicio
a gettare immondizie a
sopportare i secondi come nullità di misura
scrivi che lapislazzuli
un giorno – caddero dagli alberi
e si fecero gran male. urlarono
come smeraldi ruggenti
che scorreggiano al plenilunio,
scrivi di Magda e di Amilcare
e di Naftalia e di Kerosio
scrivi di coloro che non incontrerai mai
in questa vita o nell’altra-. scrivi le gesta
dei pomodori indigestive
spavaldi come biscottoni d’oltremanica
che un giorno vollero diventare punkabbestia
e poi scomparvero. come polveri come frèspiti
come idee. come grida sul ciglio del crinale.
che nemmeno ci provano a capitombolare sul reale.
ssssscrivi così. rafforzato. esagera. mettici tutto.
scrivi come se fossi astigmatico. ecco così. continua
no, amico, quello è un bidet, non un delta piano.
ok, allora scrivi, ma rimetti gli occhiali.
oppure scrivi che è meglio non scrivere
ma non dirlo a nessuno. tanto poi si capisce lo stesso.
scrivi di questa freschezza dei monti – di questa preghiera
di ferro abbattuto che ancora odora di ozono e di neve
scrivi: come la barba sotto la lama
lascialo scorrere. il tempo. nel lavandino
come un codazzo di un uomo venduto.

A MOLTI PIACE POESIA

A molti piace poesia
Che non è proprio poesia.
È roba in forma di poesia
Allude a. Assomiglia,
strizza capezzolo e occhio.
Sporca il foglio di cose
Non supera il naso la parola
Cose che parlano cose
Che dicono: Io.
A pochi invece piace morire
A pochi. Forse a meno.
capisco. Piace l’assenza.
Non sapere. Sparire. Guardare
Senza toccare. O parlare.
Sentire senza nemmeno essere stati.
Molti ascoltano i suoni
E si innamorano forte
Con lacrime a fiotti.
Altri. Non di certo migliori.
Si struggono per sempre
Dentro un silenzio
Soltanto pensato.

Nostalgia Delle 11.04 e altre AMENITÀ

Nostalgia delle 11 04

Piero Piccioni incontra lauzi

Sotto la neve di un’epoca mai vista

Tra i rincari dei carburanti

Da un’anteguerra come tante

– Slap – Slap doublebass –

Chiuso in auto ad ascoltare i tiramenti

Procrastinando i doveri fino allo spasmo

S’apre anche il cielo vergine di bestemmie

E da sopra – una carezza

Come una lingua priva di alfabeto

E verbi difettivi o costrutti genuflessi

Ad ogni utilità. E la voce che mi fa:

…Amenità. Amenità.

Pure oggi ha da passà!

La Pagliuzza

Mercoledì.
Ho guidato per un’ora senza sapere dove andare. Mi sono fermato in un parcheggio di un supermercato chiuso, ad ascoltare il mio podcast di storia preferito. Penso: “Oggi il giorno mi pesa addosso come una tonnellata di fumo”.
Poi recito a mezza bocca poesie di Carnevali.
Vedo passare auto e pedoni come se avessero davvero uno scopo nella vita. Due cani si ignorano ai lati opposti del parcheggio. Nel mezzo tutte le urgenze post industriali.
Le insegne qua e là tra i cantieri, cantano il loro grido di avanguardia artifiZiale. Scorticano le persiane i palazzi. Fanno la muta i cementi. Calcinacci. Arrugginiscono le plastiche del secolo scorso e le repliche dei giorni precedenti e gli alibi e le urla dei mammalucchi scavano nel cuore come scavatrici: “A mia madre. A mia madre!” : Sembra farci il verso anche il lampione intermittente in codice Mors tua vita mea.
È tutto vero. è tutto vero. Umanità. Qui a valle, la neve si è sciolta da un pezzo. L’umido viene dal basso. Dai ricordi di una palude che si fa strada, per capillarità, dalle caviglie fino al collo. E questa voce “mezza” d’ acqua, di terra e di fulgore vuole dire quelle cose che non ci è dato dire. In questa distanza irrisolvibile tra volere, potere e dovere, si compie il miracolo della nostalgia per tutto ciò che non è stato, per ciò che ormai è stato e per ciò che mai sarà, almeno in questo istante; in un parcheggio disabitato di questo pianeta scanzonato. Sputato per caso nell’unico occhio della galassia. Quisquilie, sciocchezze. Una pagliuzza.

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