Tu che pensi di essere bellissima
Togliendo le cento maschere della caffeina
Masticando ammiccamenti già dal mattino
Scorticando i muri a colpi di anche
Tu che pensi di essere bellissima
Per aver ospitato la simmetria frattale
E per aver stretto patti di fiducia con gli specchi
Non ti accorgi del decadimento
Delle rughe che solcano il futuro
Come anaconde o cazzi niente fertili
Non ti accorgi dell’inutilità della cosa
Mentre il benzinaio ti fa il resto a memoria
Regalandoti due centesimi di bonus carburante
Che a tua insaputa ingrasseranno
L’occhio acceso del traghettatore
Tu che sei mia sorella e mia madre
E tutti i miei amori consumati e intonsi
Tu che sono io e tutti i miei simili
Tu che sei vuota amore mio
come la “O” Di quando dici “IO”
E tu ed io ed ogni pari sconosciuto
Dovremmo cantare la nenia della resa
Dovremmo sedere sul mucchio di parole
Dovremmo chiarire il mistero della massa
Oppure smettere ogni attività stupefacente
Oppure ridere di ogni tiramento
Oppure eludere ogni avvertimento
E puntare finalmente il naso verso il nostro centro
Superare la palude della solutidinex
Sfruttare ad arte i venti stellofilosi delle morti annunciate
E andare come pollini ubriachi al passo allegro della danza
E ingravidare ogni cosa – metalli e non metalli- terre rare e comuni
Col seme della dimenticanza
Essere istintivmente soprannaturali
Come il primo bacio d’amore
Nella bocca dela morte.
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