​”Grattino Apotropaico già poesia dell’estrema unzione”

quando sarà tardi

sopporterò il silenzio

Forse bevendo o scrivendo

Come voi sopporterete

La mia assenza

Spero, ridendo

Le cose che non ci siamo detti

Non faranno le capriole

Nel cervello

E le cose non fatte

Non resteranno a lungo

Minacciose

Come voragini nell’asfalto

Del tempo

Perciò vi dico a gesti

E a parole

Che vi porto in seno

Come fossi una madre

Che partorisce ogni giorno

Con un pianto e un sorriso

E se pure non dico

E non faccio

E non vivo

E non vivete

Io lo so

E voi sapete

E io sapevo

E sapevate

E sono curioso adesso

Ma Senza fretta

Di sapere: chi di tutti noi

Se ne andrà prima:

Tra una scaramanzia

E una estrema unzione:

Tra un grattino e l’altro…

Mi raccomando, mani basse

Ma con eleganza.

Uomo

​sgomitano per chiamarsi poeti

spingono per i loro nomi

e a me già la parola uomo

mina l’allegria della vita

con la nostalgia della morte,

potessi non chiamarmi

potessi non avere nome

il tutto sarebbe più allegro

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Federico Cinti

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