Vivere nell’attesa del miracolo,
essendo io stesso parte del miracolo.
fare e disfare la vita,
col pensiero che succederà qualcosa.
essere certi di perseguire la strada giusta
rovistando tra le proprie miserie.
Avere l’intima coscienza di non essere compresi,
e rispondere alle domande della vita,
testa alta e cuore in mano.
Bisogna sempre “fare molto con poco” ,diceva il poeta.
Non saprò mai,come sarebbero andate le cose
se avessi scelto una strada meno ostinata.
Non mi appartiene la linearità,in nessuna delle sue accezioni.
Mi muovo e penso, in una nuvola di cose e di sentimenti,una nebbia rada,densa di vuoti,come l’universo, che inghiottirebbe il più navigato lupo di mare.
Mi sopravvivo allegramente,poichè la mia destinazione non ha nè un nome, nè un punto di arrivo.
la mia destinazione è il sentimento che nessuno ha mai cantato,
sono stato là,dove tutto sembra perduto
dove non si vedono fari all’orizzonte,
dove il vuoto è sordo come le distanze infinite nel mio petto.
Dopo la foga dell’annaspare,è arrivata la pace,come una finta morte.
Accettare il vuoto,è la più grande delle mie conquiste.
Con le polveri di questo deserto,ho costruito solidi mattoni di carne,
poi,ne ho fatto una casa per riposare,quando la vita mi affligge.
Se è dal vuoto che nasciamo, al vuoto torneremo,
e nel vuoto,ho costruito la mia casa.
Rispondi