Vendo Le Scope
Deserto umano
Interno giorno
Fuori pietre e cementi
Post sisma 1980
Ed altri terremoti interiori:
Da qui partono anche le formiche
Da qui – nessun posto –
Si dimentica il linguaggio
Se non sei stato via per qualche secolo
Se non hai abbastanza soldi per guardare fuori
Se non hai abbastanza libri per allungare la vista
Se non hai la fortuna capitalista occidentale
Se non hai gli amici giusti
Se non sei nemmeno aggraziato/a nelle forme
Se non hai la fortuna del merito scolpito con le lire nelle ossa da tuo padre, da suo padre.
Se non. Seno. N. Se nonno non…
Allora sei fottuto/a di nostalgia che fa rima con birra e brividi d’azzardo. Senza musica. O letteratura. O un amore. O poesia. O una uscita di sicurezza che ti prenda per mano nel delirio.
L’epica della tua caduta la racconteranno i meritevoli… Diranno che non ci fu troppo rumore.
Per te soltanto quella voce che si sente a primavera, quando il freddo lo permette:
Scooopeeehh, vendo le scopeeeeeeh!
Scopeeeh, vendo le scopehhh!
Le scope. A spazzare le macerie di un futuro
Fatto di polvere…
Il vento! E aspettiamo il vento ormai da qualche secolo.
:Scopeeeh vendo le scopeeeeh.
Le scopeeeeh. Anche le scope vengono da fuori.
Certo, certo: Nice: “Bisogna avere un caos dentro di sé, per generare una stella danzante” ammesso che la carità le insegni due o tre passi, giusto per non fare troppe figure di merda, prima di morire di stenti e solitudine e alcolemiaportamivia.
Senti: Scopeee Vendo le scopeh. Che musica! Che musica…
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