Amore mio
Io non so quello che dico:
Dico “amore” e non capisco
Dico “mio” e inorridisco.
Gesoo
Cerchi la poesia nelle cose
E Invece è nelle mani. Dice:
Il giorno è carezza sul palmo; e
la frase risuona come una preghiera:
Stanne alla larga. Evita I frotti
Baciami – e – Va’ avanti adagio –
O indietro, sali… Insomma:
spostati Verso il pensiero laterale:
Verso per verso: fa ancora scandalo il di verso.
Questa suona come una stronzata
E per questo ne vai fiero.
Spostati Dove le cose mi assomigliano E
A luppoli di assenze A spalti di sgraviotti
A frenuli di zucchero A ritrmi sempiturgidi
E Quando il sole avrà spellato gli argini
pettinato di verde le pozzanghere
Spremi con le mani, con i piedi,
Le meningi del segno tuo gesoo.
La Cose Importanti
Fare cose importanti:
Ma è importante la cosa? Oppure è il fatto che importa?
Ma a chi importa davvero? E se solo a te stesso?
Dice: ha fatto cose importanti, come guidare un paese
sull’orlo della Bancarotta fino ad aggiustarla, la banca.
Dice: una volta ha suonato avanti a 300 000 persone
senza sbagliare una nota né asfaltare un geranio.
(Ci pensi mai ai gerani asfaltati dalle gelate improvvise
appesi come cristi sui balconi di mezzo mondo? )
Ha fatto cose importanti – (
ed io che penso a quella volta
seduto sulla costa del monte
mentre pensavo a questa poesia
che ancora non esisteva nei fatti
ma nell’ ombra mise radici
che germogliano adesso ché il pensato è maturo.
Certo. Per me era importante – ma a chi importa davvero?
Certo che poi, se ci penso, non così tanto.
E allora che fare? Forse Esportare?
Sono le Cose Esportanti a contare davvero?
Per questo non amo le patriae, né i dazi o le vili frontiere.
La mezza stagione – Fuori dal luogo comune
Alla finestra scrupola il sole
Il ferro si fa vergine al caldo
Sento le castagne dormire
Stipate nei ricci come ricordi
E con loro letargare il passato
Di una stagione ancora tardiva
Frizza l’acqua nelle pozze
Dove presto esploderanno zanzare
Caldo e freddo sui monti
A dividersi il pane
Qui Fioriscono certezze
Vicino alle ortiche
dove la lingua punge
Come cristallo
E l’assenza dei sogni
ha il profumo degli occhi
Horny-too-rinco
È ritornata la voglia di scrivere
Forse un malessere
Forse no.
L’inesprimibile nulla
Mi rintorta i pensieri
Lo scollamento con la base.
Coi pavimenti di marmo
Su cui poggia lo Status Quo
Continua a scavare nel petto
Come una talpa.
Oggi è morto il padre di una vecchia amica
Questi sono i fatti. La tenerezza
Si è sbriciolata sulla soglia di casa tempo fa.
È piovuto. È freddo. È primavera sull’appennino
E le valli sembrano avere la mestizia
Delle madri sconfitte dai ritardi di attenzioni
Dalla fatica per aver compatito troppo.
Sono stato troppo tempo lontano dalla musica
Dai libri e dal buon vino. Troppo tempo rintanato
Come un cinghiale ferito. Un lupo domestico.
Un horny-too-rinco. Ecco che ritorno a parlare di inezie. Di me che manco so se davvero esisto.
È tornata la voglia di scrivere ma non la poesia (ammesso che…).
Mi sto ancora troppo a cuore per annullarmi
In uno qualsiasi dei miei scritti. Che vergogna.
Che inutilità clandestina sono diventato. Penso.
Mentre la bellezza mi lacera i timpani con un pianto di chitarra. La sordità merito per non saper essere davvero un suono valido.
La folata. L’uragano. La foschia che dirada.
La polvere. Qualcosa…
Giuramento
(Sui gusti semplici)
né mestiere né fortuna
la vita è un mescolarsi di fiumi
né attese né partenze
tutto è qui da prima che arrivassi
né lamenti né vittorie
il giorno appunta un nome sopra il cielo
e non è il tuo il profilo all’orizzonte
né si vede la tua essenza nella voce
nemmeno le pietre diranno mai il tuo nome.
Hai scelto Bionda Ipa invece che Peroni