Pini aguzzi come denti
Sul crinale 291 gradi nord ovest
Dalla mia stanza preferita
Montagne. Mascelle del tempo
Infiniti leopardiani scivolano a valle
E si fanno fiumi – talvolta tratturi
Aridi come pensieri di guerra in estate
Raccontare solo cose probabili. Mi dico
Tutto è probabile per quanto ne sappia
Noiosi Asintoti prostatici sono le parole
Che se adesso ne inventassi di nuove
E potrei con poca fatica- sarebbero
Diverse e ugualmente noiose.
Cos’è il linguaggio se non una frontiera?
Come uscire dal bordo adottandone le regole?
Sovvertire lo status quo? O addolcire il trapasso?
Guardare con occhi innamorati la vittima e trafiggerla? Oppure lasciarsi trafiggere o trafiggersi alla fine con un punto esclamativo?
O ancora essere tutto in ognimomento come davvero credi che sia? Non è forse fede ciò che dici intuizione? Non ti vergogni? Certo che sì!
Forse è una scusa per far bello il mattino? Certo che sì. Ma solo perché sei distratto. Solo per quello Amico mio bello.
Forse partire dal moderatamente certo. Dai sensi
Per quanto sia orbo, setto nasale deviato e un principio di artrosi che minaccia anche il cuore.
Cosa conta davvero amico mio bello?
Al netto della salute e del voler bene.
Su cosa concentriamo i pensieri stamane?
Tutto era così acceso e vivo come ogni mattina
Eppure pensavi nella tua testolina di trovare una scusa per far bello il mattino. Sei ancora vergine amico mio bello. Sei ancora morto troppe poche volte amico mio bello.
Siediti, lascia la penna, ascolta il futuro di un passato a venire
Immagina di essere come come un palo del telegrafo trapiantato su Plutone. Perché non è che ci sia se ci pensi, tutta questa differenza.
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