Domenica.
Campane suonano a festa
Per motivi ancora sconosciuti
Stamattina il vento che stanotte
È stato tempesta, ha spazzato le nuvole
E ha portato un odore di deserto.
C’è aria di resa sui prati –
Mentre dalle montagne
Lo scoppio delle polveri da sparo:
Uno due tre quattro cincque sei colpi
Ritmati come uno spartito
E poi i cinghiali che fiutano la morte
E corrono come i lupi di Vysotskij
Ma più spacciati e con meno romanticismo
Cadono da ultimi. Come fratelli
Come dolcetti di zucchero e cioccolato
Occhi di marasca sotto spirito
Si accasciano agonizzanti
Al profumo della polvere da sparo
All’allegria delle campane
All’orrore dell’esistenza che è così dolce
E tragica e finita e contata per difetto
E approssimata
-così come noi desideriamo
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