Olè spizzica la neve al fianco del balcone
lo piega come un gancio sul fiancòne
la città sfritta d’ orizzonte
sfràglia come caso sui lampioni
c’è una donna col vestito sbàrco
che taglia in due la notte
con l’idea di una medusa:
dove il veleno del furore?
dove il cammino stretto dei borghesi?
dove i vicoli s’impuntano?
spertica il pensiero dall’asfalto
solletica la gola come un giglio
ma è solo un canto: un occipite sospiro
sbrìccica lontano la civetta
si intrecciano le lingue dentro il culo
la decenza – olè – decenza è rinvenuta
Pacham’ama si addormenta di sudore.
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