Sono giorni che mi ronza in testa questa parola
Così carica di significato da non capire
Da che parte abbordarla
Sarà l’isolamento di questi giorni
Ma ho ricominciato a vedere le cose dal lato invisibile
Mi spiego: all’alba apro la finestra che esplode
Sulla valle
la nebbia ha occupato ogni cosa possibile
La Bruma del Mito, pesa sui vetri con quell’innocenza tipica della vecchiaia. Sembra dire qualcosa del tipo: che cazzo capisci tu della vita?
Che significato vuoi strizzare da questo fatto?
Questo fatto! Appunto. Niente. Uno scheletro di ferro si intravede dal tetto del vicino.
Un po’ più a destra, la croce di ferro sul campanile. Che lettura voglio dare alla mattina? Nessuna. La prima parola l’ho scambiata con un medico. Mi ha fatto domande, chiesto dei dati… La cosa mi è piaciuta! Mi piacciono i medici, mi dicono che c’è sempre qualcosa da aggiustare, di imperfetto, ma che si può andare avanti anche così, con le dovute accortezze.
Ho aperto le finestre fino a sentire il freddo insinuarsi sotto la felpa. Anche queste sono carezze. Adesso la stanza è la stessa di prima,
ma più invisibile.
Le cose non sono state spostate, il letto è disfatto ed io che dico di non voler trovare nessun significato
Cammino il perimetro come se dovessi lanciare un attacco nucleare su Marte per salvare l’umanità dall’estinzione.
Perché questa indole? Perché scriverlo?
Il cucciolo ha pianto tutta la notte. Ultimo rimasto di 8 bestie meravigliose, pronto anche lui a partire verso una nuova casa. Quando mi affaccio, mi fissa da tre piani più in basso, e sembra dire con aria perplessa: che cazzo ci fai là su? Giuro che gli sorrido ogni volta come un deficiente. E poi attacca a piangere e a ululare come un vecchio lupo consumato dalla steppa.
Cazzo! Hai due mesi e mezzo e già porti il peso dei tuoi avi? Ecco. Forse è questo.
Il peso dell’umanità. Delle ingiustizie, dello sperma, delle bocche dei secoli che mi costringe a sorridere alla nebbia, ai cani, ai marciapiedi… A sentire la fratellanza universale. Non lo so. Non scomodo i filosofi per un capriccio del mattino.
Chiudo le finestre, adesso la stanza è la stessa di prima ma più fredda. La porta del bagno è aperta. Il computer suona Wagner in loop da ieri notte. Nella vita di ognuno di noi esistono momenti di inutile attenzione. Di emozione apparentemente immotivata. Di conciliazione universale. Questo è uno di quei momenti. Da primitivo, lo suggellerò con una cacata siderale! Cosa c’è di più spirituale? Non lo so. La vita ha ripreso a scorrere in maniera invisibile. La nebbia è ancora forte. C’è un chiarore di ferro nel giorno.
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