libri –
quando sono partito
la libreria non ha salutato.
(Scaffali mondoconv. figlidiputt.)
stretti e impolverati
mezziaperti e segnalibrati
ammucchiati sui comodini
sulle scrivanie – sul davanzale
della finestra del cesso.
libri nella credenza, nel mobiletto dell’ingresso
che stasera non leggerà nessuno. non io.
oh! la solitudine è più amara senza libri
senza voci amiche – senza mani tese
libri scritti per sempre e cose prima dette
e poi dimenticate. cosa importa chi le ha scritte?
quanto mi mancate. non per il feticcio
intendo. non per gli oggetti
ma per la porta aperta. per la fuga
per l’invito al viaggio e all’epopea
libri- soprattutto di poesie
di parole ammucchiate sopra il foglio
come una disperazione di fratello
come una salvezza – come un’ amica
che ti canta una canzone e salva tutti quanti
come una malattia che non parla di futuro
o di passato. come la voce che ti dice
qui. adesso. certe volte. senza voler significare
e strappa le radici dalla terra
e apre uno spiraglio nello spaziotempo
come un’albardaspaziale ma con più pistacchio
e come quella volta che spogliasti una donna
per la prima volta e ti venne da piangere.
come se il miracolo. come se l’aurora boreale.
come se la cometa di hello facesse ciao dall’altro dei cieli
e sorridesse come una matrona un po’ selvatica e
ti dicesse: guarda qua, nullezza: sei vivo su tutte queste terre
ma anche sulle altre. e qui ci amiamo.
come fosse vero. e poi lo è, come per magia e
anche gli altri. oltre questi libri. le vite. le scritture.
l’aspratti fasti delle rupi? Puppa!
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