mentre il giudice
stringe nella mano una sentenza
il vento che spettina le idee
fa stringere un poco gli occhi
e se è freddo
qualche volta una lacrima
da tirare su col naso
nei dintorni di una stazione
pensi alla coperta calda
a cui tutti avremmo diritto
e intanto scende la sera
e c’è il vecchio squalo di Livorno
che si fa largo tra due margherite
e la bellezza è sempre là
dove era sempre stata
a portatata di mano
tu lo sai ma non la tocchi
poi per non far torto a nessuno
guardi in terra
poi dentro, poi cammini
e qualcosa ti sorride
forse è la donna
ma tu non ricambiare
non la toccare
dentro hai già qualcosa che sorride
per tutti
anche per lei
ma tu cammina
non mettiamo i manifesti!
dove scorre il fiume c’è un capanno verde
dove scorre il fiume
c’è un capanno verde
questa frase mi è uscita
nel mezzo di un discorso
sulla condizione della donna
-la mia donna è là
ho continuato…
-dove le mie paure
incontrano l’acqua e
si addolciscono
come pietre nere
dove scorre il fiume
c’è un capanno verde
dove lei non sarà mai mia
ed io mai di nessuno
ma ci guarderemo a lungo
prima di fare l’amore
ogni volta e per sempre
come non fu la prima volta
dove scorre il fiume
c’è un capanno verde
là dentro nascono i ricordi
che ho perduto
languono futuri abortiti
insieme alle altre cose
che non ho mai avuto
dove scorre il fiume
c’è un capanno verde
adesso andate voi magari
a dare una sbirciata
e poi ditemi com’era…
e mentite pure, cari,
spudoratamente!
inventate delle storie
se volete
ma che siano divertenti
che siano fantasiose
e non la storia triste
dell’ennesimo Cristo in Croce.