09 06 2022 Ciao Afo. In memoria di Afo Sartori. Scrittore, Giornalista, Amante del vino e del Jazz e degli amici e viceversa.

pagina bianca

giorni contro notti

notti sotto i giorni

lucrezia sotto ai ponti

con i sassi appena nati

pettinava le virgole degli immacolati

pagina bianca

il cielo porta pioggia

e la sventura di notizie

cammina o’ vicchiariell’ sott’all’acqua

pagina gialla

di sabbia e di cirrosi

l’itteratura che mi fai male al fegato

come la vita, l’ombra e l’amore- oggi per esempio

Afo ci ha lasciati uomini più ricchi di come ci ha trovati

come quando disse a Mingus ch’egli suonava il campanello della bicicletta

o Chet Baker che lo infiltrò tra gli orchestrali

o quando mi urlò contro che non avevo capito un cazzo

di Pasolini – nel mezzo di uno show

ché era meglio megaparsec di Leopardi.

e le dediche sul suo libro: Al mio poeta preferito. scriveva

ma io sapevo ch’era solo gentilezza, complicità e quel velo di amicizia.

questa cosa che pare un necrologio

e non vòle essello e non lo è che manco poi ne sono degno

è solo parte dell’esistenza che adesso è trasformata

in sublimazione di vino e di jazz e di brindisi allegroni di Gabrielle

e di vecchie storie di comuni anni 60 e di lotta continua

e di compleanni in circolini e di viti e di vini e di inviti ai vini

e cose che non c’entrano adesso e che

entrano comunque in connessione

come un calabrone

che si ripara dalla pioggia sopra il davanzale

e il cestino dell’immondizia quasi mai usato

– e un caldobagno ormai a riposo

e di uno sgabello guercio – rosso e malandato

le mie braghe calate che fanno molto umanitas

e amore per la vita e per la morte

e per ogni tiramento

a cui non so resistere poi per dire a fine corsa

:non fece tutto quello che avrebbe voluto

ma comunque tanti cazzi. amiche e amici miei

ci aveva la scrittura e la tazza di porcellana

su cui sedere ore e ore trono trono in godereccia solitudine

e sempre una finestra da cui aspettare un’alba o un tramonto

così come si aspetta la persona cara

o la si saluta: occhi impecoriti all’orizzonte

che mai regala e spesso prende

quella smania di esistenza che rizza i peli fino sopra al culo

e sulle braccia frizza il brivido di vita che poi di morte…

che fa il pensiero teso come cristallo

che se lo tocchi bene col silenzio

suona con la voce di ognissera.

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