Cosa ci fai qui
Pucchiaccos di libridine?
Usi la poesia come
Un kit del prontosoccorso
E Se il giorno vira brutto
Tu spernacchi a fare brutto
La rima baciata trasforma
tutto in marmellata – tipo che
La morte di tua madre
Sa di grandi cappellate…
E via discorrendo…
Certo non guarisce
ma un quiddino aiuta.
Ti sei anche pentito
D’aver parlato male di
Un vecchio amico.
Certo che :
Uno stronzo è uno stronzo è uno stronzo
Ma cosa importa poi alla fine…
Cose sdruciole come un chiacchiericcio
Cose come scritti letti e parlati:
Senza misteri. Senza vedere, senza tacere.
Ora la finestra “a vanedduzza”
Ricorda un pezzo di Battiato
Te lo canti per un tot. Poi trasformi le parole
E Ti spogli. Lanci le mutande in un angolo e
La maglia dell’universidad de Castilla La Mancia
Nell’altro. Di chi era questa maglia? Non la tua.
Forse di una amica. Forse no. Ma non ne sei sicuro.
Il giorno è acceso come fosforo
Il verde elettrico grida che
La vita va presa come viene
Da dietro un velo di foschia
Le trasmissioni si interrompono
E hai bisogno di tradurre:
La prosa aiuta a confondere le idee
Riassumi tutto in un silenzio circoaspetto.
È ancora la natura a prendersi la scena
Qualcosa dentro rotto per sempre
Lascia entrare un po’ di luce
Che poi vuol dire scomparire
Agli occhi della tua mente e
Ricominci a vedere le cose per come non sono
E Il resto conta come una ciabatta quando ne hai altre cinque.
La campana dice che è pessata già mezz’ora
Ma non sai più da quando. Da cosa, né il perché. Non importa. Tu hai il fuoco sacro della nullità
Tu sai di assurgere al gelato. Senti tremulare
L’indecenza come tonno chiuso in scatola
E prima hai anche visto la tua vita
riflessa sopra una piastrella e te ne sei fatto meraviglia
della storia che sei vivo.