Agosto. Che vuol dire Novembre. Le lettere si affollano nella cassetta come api.
Il pitbull del vicino scorrazza indisturbato
e si ingroppa le gambe dei passanti terrorizzati.
dall’oltretromba arrivano interferenze settembrine
qualcosa che ha a che fare con l’inizio
e con la fine. Scorreggi all’ombra del muretto.
Tenti di fare molto con poco
ti ripeti che in una mattonella è contenuto l’universo
e che tu sei più di una mattonella. Inizi a fumare per finta
una sigaretta di spentizia. Titubi molto.
La spegni con poca convinzione. Vai avanti: qualsiasi cosa significhi.
Pensi ad una scheggia d’unghia rossa che è
Il ricordo del cestino dell’asilo. Qualche altro tempo speso
a pensare stretto nelle spalle all’ombra del vecchio muro sgarrupation.
Quasi preghi che cada il masso universale
E spenga questo giro per poi ricominciare.
Gli occhi di quel cane pungono come spilli arrapati. Ti cade un fico in testa.
Eurekaz. Ti dici sottovoce. Hai scoperto la legge di dell’apatia universale.
Chiudi il telefono che hai dimenticato sopra un fiore
Nel mezzo della perggior conversazione
andandotene fresco e riposato come un rabdoamante. Clock!
Intrecci due parole per fare dispetto a nessuno e lasci attraversare
Il secolo sulle strisce pedonali. Non nascondi l’espressione di smerdizia.
S’è fatta ‘na certa. Sgaiattola il pensiero. Sfringe un poco latero il calcagno.
La strada chiama come un avvoltoio. Fatti lepreh! Urla la vocina.
: Col cazzo! Voxi! – risponde l’uccellino. E intanto il sole è tramontatoe
L’avvoltoio tristo se n’è andato ed anche io un poco il cazzo mi so’ cacato.
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