la vita ha il suo rumore
il compito è ascoltare
si resta come come un ciuffo di spaghetti
incastonati come pietre nel muro del sonaglio
dove l’atto ci è impossibile
e puoi solo vivere e nutrirti
e intraprendere conversazioni
e far di conto e andare avanti
in questo stato meta consumistico
dove l’ozio è vergognoso a causa
di una vergognosa disabitudine al pensiero
mi scorrono nelle orecchie le azioni inutili
compiute in quarant’anni
rompere un universo sarebbe una gran cosa
non passeggiare lungo il viale
vorrei restare solo senza riconoscermi
come un marciapiede – o una lapide nascosta dal cespuglio
che ogni tanto il sole scalda
il vento l’accarezza
e ogni qualche un cane lascia il suo ricordo
caldo di budella
vorrei essere come i gigli nei prati
senza conoscere né la parola giglio
né aver mai incontrato un prato.
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