il giorno mi pesa addosso come una tonnellata di tonno
ma io non sono Emanuel Carnevali – per fortuna
dice la ci-vetta dall’alto dei monti
nei giorni de la mer-la dal basso del mare
l’Arno è quasi in piena: oggi siamo in due
in dieci minuti ho parlato quattro lingue
ed io conosco soltanto tre parlate
è così che la pensata mi ha steso le sinapsi
spremo le perninci per fare posto in alto
ma non ci entra più un pensiero nuovo
non uno che non sia già stato pensato
ecco che ritorna l’inutilità della parola
scrivo come per passare il tempo
quindi scrivo tanto per il niente
“amore è dove non ci sono io”
scriveva essendoci Viktor Cavallo
e poi robe di fiori – di piccole mimose
ed io dico lo stesso – ad un pugno di mosche
quello che avevo in tasca e
che tiro fuori quando mi dico
da solo le cose dell’amore
e queste poi mi ritornano in mente
come una battistata a primavera
mentre mi innamoro della gente
anche dei bastardi, dico
poi le solite immaginette
che tengo scolpite avanti alla porta
della precezione come i Lari:
io che piscio contro vento
io che – uno dei tre fessi
io che cerco di non esserci
ma che invece eccomi qua
a bere roba calda con in pugno
la penna del destino
che quando voglio
posso essere qualsiasi cosa:
persino io.
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