la sera prematurata
a mezzogiorno tra i palazzi è
come un’accetta d’ombra:
sprofonda nei cementi e
riempie i vuoti tra le auto
fino a ingoiare ghiaini dell’asfalto:
così ci dice che è inverno – poi
svanisce col ritmo delle nuvole
come un marzo qualsiasi e
torna a tratti una timida luce che
lascia una macchia fredda
come un chiodo
come una sedia vuota
da qualche parte nei ricordi:
un punto di partenza…
vai, ma ‘ndo cazzo vai?
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