Lamento per una madre

Per noi che siamo gente di Paese
Morta una madre
Morta la madre
A noi che ci hanno cresciuto le strade
E guidato le voci
Morta una madre
Morta la madre
A noi che i loro occhi ci hanno salvati da fossi, vipere e fuochi
Morta una madre 
Morte le madri
A noi che non abbiamo dio
Ogni giorno muoiono madonne
Una madre
Tutte le madri.

Superstringhe mon amour

Il momento in cui
ti accorgi che la maggior parte
delle cose migliori che hai fatto
in realtà gratificano tutti tranne chi vorresti avuloche…
e che così facendo hai universalizzato la singolarità
trasformandola in bellezza o perlomeno in gradevolezza
così come è giusto che sia e
realizzi anche guardandoti allo specchio dell’ascensore
che hai perso il nome
il cognome e i desideri
in quell’ammasso di cose
Superstringate
con dieci più una, presunte dimensioni
che chiamiamo vita
e una certa allegria pervade le altre cose
che ti fa accelerare il passo e alzare il bavero
del romantico cappotto da marinaio
e stringere le spalle, sorridere, mani nelle tasche
e accendere il futuro, come una sigaretta.
e sorridere alla cassiera stanca del supermercato
e giustificare gli occhi lucidi al cenno del sul viso
dicendo che è psioriasi
quel gonfiore sulla palpebra
tranquillo, che brillano lo stesso,
mi dice,
io tranquillo non ci so stare
rispondo sorridendo
e capire che tra gente ci si capisce
se si parla senza aver paura
e che un saluto cordiale
guardandosi negli occhi
alle volte, vale molto più di un bacio
scolpito in certi blocchi di montagna
quando la mano trema
e la pietra è scivolosa

Il panettone?

Dovresti andare a scrivere il mio nome sul Colosseo
con una bomboletta rossa;
perché i sentimenti rincoglioniscono.
Poi verrei a farti fuggire dal carcere
con l’aiuto una task force di reduci del Vietnam ancora arzilli.
Un idrovolante anch’esso rosso,
con un maiale al comando ci aspetterebbe
sotto uno dei tanti ponti.
Così dovrebbe essere, e invece…
Il Panettone?

Escalation d’amore

non si possono amare i maestri
che hanno la pretesa di insegnare
nessun maestro si sente davvero un maestro
amo chi ha il dono di osservare
perché sa distaccarsi dal corpo
e solo chi abbandona il proprio corpo
così come abbandona i pensieri
è capace di amare
Per amare bisogna sentire
e sentire il proprio corpo
attraverso il corpo di un altro
senza pensare, è accettare la morte.
Questo è il mio concetto di ultraterreno
Esiste un solo tipo di amore
e si rivolge ad ogni cosa
e se ti dico che t’amo
è perché attraverso te
amo tutte le cose
e se ti dico che sei bellissima
tutte le cose sono bellissime
perché tu sei bellissima
e tu sei tutte le cose.

Polline

Facile è comprimere il sentimento
in un sassolino di parole domestiche
farne un dado da sfasciacarrozze
aggraziato Q.B. , un poco goffo
senza prendersi troppo sul serio
e consegnarlo alle tue mani
bucate dalle stimmate
della Santissima leggerezza
o come un soldo di cacio che è
il valore attribuito ai miei “sfruculeiamenti”
e adesso paiono sabbia le mie parole
mentre ti guardo, le vedo scivolare

come quando/ da piccoli/ sul mare
gli anni/

e sorrido, come quella volta quando
tu eri al bancone a prendere da bere
ed io a debita distanza ti guardavo
mentre intorno la gente si accalcava
come petali che si chiudono
sul polline, sul cuore, sopra tutto
ciò che ho più desiderato
e i tuoi occhi, amore mio
i tuoi occhi larghi e scuri
parevano un sigillo
di labbra e di carezze
posato sul tempo.

Abbagli

A volte scrivo una cosa
Che sembra non avere senso
E poi risuona in testa per anni
A volte scrivo una cosa
Che pare avere senso
E sbiadisce e si spegne
Al primo accenno di luce
Così sono le cose
Il primo sguardo
La prima impressione
Spesso non sono che indicazioni
Ma nella direzione opposta
A quella che credevi avere

Qualcosa sull’ esistenza

Qualcosa sull’ esistenza

Bottiglie di birra vuote
Fotografate in un sacchetto
Bottiglie di vino fotografate
Ammucchiate nel lavandino
I resti di una festa fotgrafati
Su di un tavolo
Dire a qualcuno che siamo vivi
Il terrore di non esserne convinti
Oh certo! Tutto è sogno e dimenticanza!
Tutto un divenire di sogni e dimenticanze!
Ritorno alla foto delle bottiglie di vino
Si intravede qualche etichetta griffata
La birra invece deve essere proletaria
Per dire qualcosa alla gente
Seppure non abbia scattato io le foto
Non c’entrano niente con me queste foto
Un altro me in un altro tempo avrebbe fatto lo stesso.
Sono vivo? Sono morto?
Cosa mi manca?
Mentre fuori, nel mio tempo,
è Il dieci di Dicembre
Oggi mio padre compie gli anni
A cosa servono gli anniversai?
Mi domando spesso…
A pensare di esser vivi?
Di non esser morti?
Fuori il cielo esplode il suo azzurro primitivo
Solo quello conta
E tu, alla tua scrivania, a fare piccole cose
A domandarti se sei vivo
Ammucchiando nostalgie agli angoli dei giorni
Ad urlare le solite domande
A spacciare sorrisi a buon mercato
Al muro popolare
Ai cinesi del piano di sotto
Alla gente che incontri.

Ignorante

ignori i messaggi

le telefonate

il mio disagio

ignori il mio ciuffo

il colore dei miei occhi

le mie parole

ignori i miei desideri

la meraviglia dei miei sentimenti

i loro giochi di luce

ignori la mia tenerezza

la mia testa di cazzo

la mia ostinazione

ignori la mia grazia

la mia paura

il mio cuore in gola

il mio coraggio

il mio essere selvatico

ignori tutto ciò che sono

…poi ti offendi

se ti do dell’ignorante…

Lunedì/21 eventi in programma questa settimana

Un cicalino mi sveglia alla otto di mattina
Sul telefono compare un pop up lampeggiante
“Questa settimana hai ventuno eventi in programma”
In cucina qualcuno ha fatto il caffè
Il cielo di Dicembre è eccezionalmente azzurro
È troppo azzurro per me
E allora io quasi quasi prendo il treno
E vengo da te; canticchio…
So essere di buon umore il Lunedì mattina
Dovrei telefonarti uno di questi giorni
Al posto di non andare ai ventuno eventi
Che ho in programma anche questa settimana
Su whatsapp una faccina che ride
È quello che oggi più si avvicina all’amore
Lo so. Sono messo davvero male
Comunque anche questa settimana
Cercherò di trovare il tempo per incontrarti
Sempre che riesca a ritagliare uno scampolo di tempo tra i tuoi pensieri
Tra quei ventuno eventi a cui mancherò sicuramente…

Domenica

Domenica:
La domenica è dei gatti
La morte corre lungo il bordo del raviolo
L’allegria sul filo del bicchiere
Gli sportivi sul crinale del monte
I pensieri al calare della sera
L’amore si addormenta dove gli pare
Eccetera eccetera

qualcosa sulla solitudine

quella che chiamo solitudine
non è che una increspatura
del pavimento
a pensarci bene
anche con lei
potrei dialogare
tanto che se comincio un discorso,
e non è detto che non l’abbia mai fatto,
essa comincia rispondermi
per voce di mille donne o
per voce di una sola donna
lei, che da sempre mi parla
e con cui ogni giorno discorro
quando dico di sentirmi solo.
lei domanda il perché
di ogni santa cosa
a cui non so dare nome
e cerco risposte ai quesiti più oscuri.
una volta ho provato persino a dimostrare un teorema
al telefono, per strada, tra me e me.
Ci sarebbe da diventare matti
se non mi facesse ridere da matti
la solitudine è un abisso senza carezze ipotetiche
è una cosa pericolosa da maneggiare
richiede lucidità, metodo, tecnica
e non è così diffusa come si pensa
però è vero che come per il freddo
ne esiste una oggettiva
e una percepita
quest’ultima forse conta più della prima
poiché non dipende da altri
la percezione è ricca di inciampi
e si potrebbe anche morire con una caduta
è cosa nota, evidente, cristallina.
bisogna stare attenti, molto attenti
a giocare con le parole.

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