Findus

scrivere un romanzo
leggere la finestra
il tavolo farfuglia sotto il peso delle mani
appunti: scrivere un ricordo come fossi
Un Eros Ramazzotti – ( copiose risate dalla corte celeste)
“non è la tua vita che ti interessa”foglietto volante
: quando piove, piove per tutti.
Così è la vita! così dissero…
Crederci o meno è una questione di fede

Certo, Il tempo morde sempre lo straccione –
lo hai ripetuto spesso in questi giorni,
come fossi davvero una persona.
Per fortuna hai capito che la giustizia
è una cosa sopravvalutata e la meritocrazia
è facezia per burocrati senza una parola – e chi ce l’ha?

dimentichi di essere la ringhiera che sgocciola
sul pavimento del terrazzo e con un colpo di reni
ti chiedi un perché per ogni cosa –
perché appuntare nella mente i pensieri
quando l’oblio dà più soddisfazione?

Un uomo discende per la strada
idiomando tedesco con la voce e
deve esserci una famiglia dove arriva la parlata
e un uomo ormai solo e duro come la morte
mentre le luci a led che non hanno sentimenti
spargono il seme bianco della necessità
sulle pietre e le persone:

Non c’è consolazione baby,
per chi scherza coi lampioni –
dice quella voce che sa ridere di tutto
e canta ad alta voce sulle bare
dei luoghi comuni – avidi
di funzionalismo – poveri di bar e
dolorosi come bastoncini Findus

Tristano il capitano innamorato – AKA Culo Triste

Tristano il venturiero triste capitano
che di triste aveva financamente l’ano
un giorno camminando spasserello
sotto il ciel a pecorel d’Alberobello
s’accorse alzando il capo al vespertino
che a piedi era arrivato a Tolentino
fu certo il pensar triste unito al passo lesto
che in un baleno s’era fatto buio pesto
ancor prima di capir dove era andato
si presentò innanzi a lui un avvocato
di quelli femminini assai aggraziati
col tailleurino di due punti sbottonato
ed ella disse sfavillando di profumo
sei forse tu nobile Tristano
il prode capitano innamorato?
ma egli fieramente imbarazzato
col cazzo moscio triste arrovellato
gettovvi uno sputazzo sul selciato
e con fare di cinghiale abbandonato
annuì facendo tre volte sì col capo
checcazz! sortivvi la pulzella un po’ shchifata
un po’ di dimostranze! sii aggraziato!
ma tristano tutto scuro e imbarazzato
gettando ancora un occhio sul selciato
le disse mestamente appecoronato
ringrazia che ho pocanzi già espletato
ch’io so’ sì tristano il capitano innamorato
dallo sputazzo inopportuno e incontrollato
ma sappi che la virtù che mi preservo
l’è quella d’averci il culo broccolato.

Cuore di Cane

non so se la poesia
sia una maniera per arrivare alla gente
oppure sia necessaria la gente
per arrivare alla poesia
forse è come dire
di voler arrivare in un posto
senza conoscere il significato di posto
cosa ho? mi domando
Umanità! dice la voce
Cose da dire?
voglia di parlare per affermare
una certa effimera esistenza?
La paura di scomparire dietro la curva della strada?
cosa sono? e perché mi ti dici stronzo?
sacca di tiramenti e pulsioni!
adesso la giornata è accorciata
il bicchiere aumenta una tacca ad ogni calata di sole
il ragazzo che lasciò gli occhi nel fiume
adesso corre verso quel posto
e troverà quello che cerca
perché non sa di cercare –
:Ho visto lombrichi scopare sé stessi con più sentimento
ha tuonato la voce.
: Ho visto voci balenare stronzate nel buio
vicino alle porche di Tannhäuser
ho delle alla voce. qualcosa ha tremato sul fondo del barile.
Certo la luna spiattella il suo disco
come un star in mezzo a un oceano
a che serve parlare? leggere&scrivere?
se non sai neanche più ridere?
Adesso la notte che dà voce ai motori
alle stoviglie cadute e alle cose allungate
strappa una tregua al vissuto taciuto
c’è aria di tutto stasera – e un poco di stanca:
benedetti cani che ringhiano all’oscurità
col cuore pulito.

Quelli come te

tenti di dire qualche cosa
che non sai – che non hai mai saputo
tenti di dire che non esiste la poesia
tenti di non essere sperimentale
sai soltanto di essere un esperimento:
raccogli dati – sguardi – cose – fatti
soprattutto dimentichi cosa hai mangiato ieri
e tutte le cianfrusaglie dei giorni
che hai imparato a non chiamare giorni
ma accadimenti possibili o possibilitati –
sei stato qualcuno – qualcosa –
sai di avere alcuni nomi e sai non averne alcun bisogno
sai che l’idea di patria ti atterrisce
pensi alla vita come un passaggio di vento
spolveri il terreno con le suole
non ti curi dei recinti – ignori le frontiere
e ogni idea di generalizzazione che quelli come te
ti dici – quelli come te – sono unici come
una domanda su “Cioè”- ti piacciono le rime stupide
il banale ti sorride – la carezza scalda il cuore.
Sai che una volta sei rimasto incinto per aver accarezzato una mutanda – Cioè – ma sei rimasto umile – hai abortito il pensiero
per non far proliferare ciò che reputi abominio:
Ovvero: quelle idee che ti vengono alla notte
quando quella cosa che chiamano realtàcon parecchia approssimazione – si frappone
tra ciò che chiami tu e la libertà di immaginazione
che è ciò che tu se ci pensi chiami vita –
che quelli come te. come te come te… come te…

Lararaah rararahhh ! Lararaah raaararahhh! Fiuuuuhh fiuhhh Fhhh fiuuu…

Settembre
Rincorre la poesia
Degli ultimi sguardi
Le ringhiere appuntite
Paiono milizie
Allineate e scoperte
Il fegato implora pietà
Ad un altare di brace
La strada si scalda
Come vecchia puttana
Ché dei tanti che partono
Sempre meno ritornano
L’erba bagnata fa
già odore di cane –
l’azzurro è piú corto
Ormai di un paio di battute:
E Una musica lenta
Si fa spazio nel sole.
:Lararaah rararahhh !
Lararaah raaararahhh!
Fiuuuuhh fiuhhh
Fhhh fiuuu…

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