Scrivere come un musicista
Stanco della musica
O Come uno scrittore
Che non sa suonare
Ma che sa alludere
a un pianeta sconosciuto
Senza manco nominarlo
Se fossi una lucertola
Mi innamorerei perdutamente
di una mosca, dissi al canicorno
E questo mi porterebbe all’upperdistruzione
Come una nana bianca o
Una Supernova certo,
ma di seconda mano
Grandissima occasione!
Vedi, caro albero di birra
Che oscilli ad ogni sguardo
Come fosse un cuore
Di cartone anni sessanta
La vita è un fatto misterioso
Ed io non cerco di capire
ormai da molti megaparsec
Tu mi dici di viaggiare
Ed io ti chiedo ancora tempo
E qualche soldo
Per comprare il tuo silenzio
Nelle notti nientesonno
Fatte di ombre e di
strani penicotteri
E parole scritte male
E Di cose dette in fretta
Con la voce di un lapillo
Ché tanto è una caduta
Verso l’altro,
Si brucerà qualcosa
Comunque tu la metta.
Ciao Amico Calabrone.
(sull’amicizia naturale)
Eclipse de luna
La strada màcina polvere
Marte è così lontana
Da quando non sento più i vicini
Ho fatto crescere un geragno
Nel vaso sul balcone
E questo la notte
Si spinge zamperosa
Al cuor della questione:
la solitudine è un fatto emozionale
cammina per trasonne addormentate
e adopera le lingue mai forgiate
così se dici per esempio : Andiamo al mare
io penso a un elefante senza più compare
intento toro toro a galleggiare.
prima passeggiando per via rupi
è atterrato sopra un sasso
un calabrone
ho provato a dirgli cose assai normali
del tipo: Ehi Ragazzo!
Sono usciti già i giornali?
E questi mi ha guardato un po’ zanzato
Sculettando appena appena il culo alato
Poi prima che incalzassi col parlato
Ha alzato il dito medio e se n’è andato.
*trasonna. Dal dialetto lucano: strettoia/vicolo stretto.
Preghiera di Primavera (Lode antistaminica)
Aerius
Che giuoie hai donato
Alla mia mucosa
in passato
e adesso mi riduci
come serpe
Schiacciato dall’aratro
Ti lascio come amante
Come amico e conoscente:
Va’ a illudere più in là
Qualche altro sventurato
Con il sonno del mainato
Con occhio immacolato.
Adesso aspetto Rupafin
Che mi entri nelle vene
E con un amore nuovo
Sulla porta della farma
Mi frizza a pacchi il cuore
In naso ed anco il culo
Per questo amore nuovo
Che non mi tolghi il fiato
Ma tosto una carezza
Di ossigeno e di sposa
che rinnovi languida
La trista – profanata
Fulgida mucosa.
Una casa
Casa, come dire poeta
Come dire amore
Oppure Porta.
Dire per esempio:
sullo sgabello
C’è il tuo ricordo
È come dire che sei andato
Sulla luna in compagnia di Yuri
E poi sei atterrato
Sopra un tappeto di mosche
Cantando il valzer del moscerino.
Finestra piccola del bagno piccolo
Tra il muro ed il telaio
La schiuma consumata
Dai giorni
Ha lasciato posto
Ai nidi di vespe
che un giorno sterminai
Esercitando la legge dei vigliacchi:
Sciolsi con una base debole
La loro fragile natura
E ancora adesso a parlarne
ne sento addosso la colpa
Come una ferita.
Casa è una finestra aperta
Sui cui confini
La salute mentale vacilla
Ad ogni ingresso
Ad ogni uscita
Si parla di orizzonti
Negli angoli hai messo dei fiori
Per non guardare le pareti
Adesso il bianco ha sofferto l’inverno
Il fumo ha ingiallito lo sguardo ma
Col caldo torneremo ai pennelli
Copriremo le colpe
Lavorando di polso
Poche ossa a guidare la mano
A cancellare ogni segno
Dei fallimenti passati.
Fortuna; ricorderemo tutto.
Casa
come asfaltare una fossa
Di sentimenti comuni
Per giocarci sopra a pallone:
Così deve essere. Così è:
Aggiustare la vita vivendo
Possibilmente ridendo.
Casa come dire calce che
Disinfetta la peste degli occhi:
Dove ogni colpo ci parla di inizio
E solo ai vecchi ricorda il passato
Con i calzoni corti e le scarpe bucate:
Si tratta comunqie di un inizio passato.
Lascia perdere i telefoni
<<Lascia perdere i telefoni ti ho detto!>>
La voce incalza come se fosse
un fuori campo siderale
la poesia si nega come una cagna
gravida di risentimento
in un attimo il vento
ha spalancato la finestra e
mi è tornata in mente
quella vecchia storia
che parla di un proiettile
che attraversa la stanza
come un destino imperscrutabile –
qualcosa si posa sul fondo della coscienza
forse un petalo seccato al sole
forse una foglia di burro inacidito
non ci è dato di sapere…
la poesia si nega
come un barista svizzero
all’orario di chiusura –
è ora di cenare –
me ne accorgo dalle luci accese
nelle cucine dei vicini
mentre la gente è chiusa in casa
a spadellare sentimenti
nelle strade vuote
fa scandalo d’orgia
la polvere e
intorno alla piante
c’è aria di festa
e funerale.