Confini parole che chiami poesie
In una cerchia ristretta
E queste non oltrepassano
Il cuscino – o la stanza – l’appartamento
Riapriamo le cose chiuse, dico
E sul confino dei sentimenti
Non tergiversare lacrime.
Piangi. Mingi. Spingi.
La Front.iera è già passata
Tra passato e remoto
Tu: Trapassa. Effondi!
Non lasciare affondare
Né le parole né le persone
Fendi, ma senza offendere
Diffondi – fondi – meltinpotta
Mischia le parole alle mani
Tocca con le virgole
evita i punti, se puoi:
Lascia sempre un intervallo ]Aperto[
E se non capisci, aspetta, prenditi una pausa
E poi regalala a chi ne avrà bisogno
E se proprio devi – scrivi
Ma prima devi esserci
Come un uomo che vive
E non come un’idea di cosa scritta…
Sii la carne che ti hanno imposto
E se proprio ti frollano cose per il cervello
Sii tenero. Passa sulla terra leggero
Come Sergio Atzeni, come questa
Frescura di vento dopo un’estate rovente
E fa che anche la tua ombra
Abbia sei mani ed usale se puoi
Come una madre che vive
E non come una idea di
O di una poesia di
O di una virgola rotta.
Testa di cazzo.
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