E ancora scorre in piazza l’acqua della fontana( Agosto)/E ancora mena ‘a chiazza l’acqua r’a funtana(Agosto)

( Poesia in approssimato vernacolo lucano- Dialetto di MarsicoNuovo (pZ)

E ancora mena ‘a chiazza l’acqua r’a funtana

i pret s’abbrazzan sott’ ‘o pes r’i muntagn

e ancora rasca u’ vient sopa a front

e i cinc’ surc ca m’aggia purtat appriess

mo se’ vèrn pur senza sol’

E ancora mena ‘a chiazza l’acqua r’a funtana

e nu can vev’ e nu vecchie ca guarda

n’ommn s’assetta sopa ai fièrr

a’ hgatta rorm nda ‘na macchia r’ombra

accussì ‘na vita passa, ra luntan’,

assul, cumm a ‘na guardata.

ind’ o vient’ sùl a’addòr’ r’ vrùsciàt

Fuggi fuggi

Il verso migliore che ho scritto
denigrava tutto il mio operato.
Non cercare di capire la poesia
ripete una voce dal cervello,
fuggi da essa e sarai poeta,
forse solo e forse controvoglia,
altrimenti scongiurerai comunque l’infarto e
sarai un vecchietto molto_molto in forma.

non sapere, non chiedere, non sperare, la strada è un richiamo che porta lontano.

Dove svanisce la grazia dei ragazzi?

la ragazza impertinente

dei giochi con l’acqua

degli schizzi

delle carezze moleste

degli sgambetti per strada

dei pizzicotti rubati

dove finisce la paura?

Cosa diventa il timore?

E’ la solitudine a regalare risposte?

Ho difeso la mia immaturità con rabbia e tenerezza 

con le parole di qualche poeta

ho provato a spiegare, senza capire,

e la barba che imbianca

e i capelli diradano e

ho difeso la mia innocenza

nell’uragano, nella morte,

ho rivendicato con forza

il diritto a giocare seriamente,

ho rischiato di confondermi con la folla

poi ho riso di me a bocca piena

perché ero la folla, uno dei tanti, e i tanti,

allora è stato facile, amare tutti,

nessuno escluso, assassini di popoli

mangiatori di morte con gli occhi degli angeli,

e sono diventato crudele lo stesso

come qualsiasi altro innamorato,

e la vita mi è  complice, ogni giorno,

ed ogni giorno stupito ringrazio 

la meraviglia sottratta alla morte,

e la gioia crudele dei misteri

che alberga nel petto

cova un universo di sangue,

nel fondo, nelle arterie profonde

dove non arriva più luce,

non sapere, non chiedere, non sperare,

la strada è un richiamo

che porta lontano.

nell’inutilità delle cose-

nell’inutilità delle cose
primeggiavano i miei scritti
fino a quando non ho letto
gli scritti di un tizio
che ha molto seguito
ed ha la barba lunga
e anche i suoi scritti 
sono lunghi più dei miei
e lui si fa chiamare poeta
e ha pubblicato molti libri
e qualcuno li ha anche comprati
e dice di scrivere poesie
tristi e a volte allegre
ed usa uno stile come questo
ma anche diverso
e a volte dice che si sente triste e solo
e allora la gente dice
– OHHH povero poeta triste e solo
che scrive poesie tristi
con la sensibilità triste
delle persone tristi –
oh che anima sottile
che deve avere 
per scrivere poesie tristi
con quella barba spessa!
e la cosa mi rincuora
e mi sento meno solo
in questo mondo
di digitatori solitari
a scrivere cazzate 
per occupare la mente
che se potesse davvero pensare
probabilmente mi uscirebbe dalle orecchie
dalla vergogna.
Perché a me è rimasto un briciolo
di onestà in fondo al barile dell’anima
a furia di graffiarlo con le unghie
della mia mediocrità-
Ma certi cavalcano l’onda del consenso
e scrivono minchiate tristi
e dicono che sono poesie
e alcuni ci credono 
e forse anche loro ci credono
e forse comincio a crederci anche io
se non smetto di scrivere 
minchiate come questa.

Bollette moccoli e calendari

Oggi che il sole è bello 
e il cielo pare carta velina azzurra
gonfiata dal vento
seppure le destre minacciano come avvoltoi
il cadavere della Giovine Europa 
Oggi che le gonne si gonfiano di luce
ed i capelli puliti luccicano come sardine
nel mare d’Agosto
Ho provato a scrivere una poesia con le bollette
Acqua, Luce, Telefono, Gas, 
Acqua, Luce, Telefono, Gas, 
Acqua, Luce, Telefono, Gas, 
ripeto come un manthra
cercando la bellezza nel portafoglio 
nella carta di credito
nel conto in banca
ma vi ho trovato solo moccoli
di quelli fatti bene
poi un paio di culi all’orizzonte e
la primavera esplode i suoi colori al vento
ed un foglio numerato al posto della Bibbia
dove Pietro e Paolo la fanno da padroni
ma nessuna traccia Di P.P. Pasolini 
si annovera alla P.

Conquista

Un tempo, fino ad una quindicina di anni fa’
ricorreva molto spesso nei miei scritti la parola “mare”.
Anche se negli anni ne è rimasto immutato l’amore,
ho capito quanto mare permane in ogni uomo
e quanta umanità sia dissolta più o meno elettroliticamente nell’acqua.
Adesso posso usare la parola Fica, Merda, Culo, Mano,
e richiamare comunque alla memoria
lo scorcio di mare che mi ha visto felice
o vanamente seduto ad aspettare salvezza
sulla pietra tagliente dei giorni di vento.

C’è una gara nella Primavera

C’è una gara nella Primavera
Un fottìo di gente che cerca di fottersi
fiotti di sguardi ammiccanti
ormoni che romanticamente 
accompagnano i culi per le strade

l’odore del gelato e la scia fredda
che lasciano certi sguardi senza sangue
nei bassifondi delle stazioni.

Invidio le scolaresche elementari
che passeggiano in fila per due
coi loro cappellini colorati
estranei ad ogni tiramento.

Mentre intorno il polline ricopre ogni cosa
le solite facce da ladro
si accalcano a pregare
avanti al muro del porno
dell’ edicola sotto casa.

Oggi ho conosciuto una donna
le ho letto negli occhi
una vecchia poesia di Lorca
Una donna anziana
che mi ha parlato di Withman
come io parlo del mare.

Scrivo una poesia da una stanza ammobiliata.

Scrivo una poesia da una stanza ammobiliata.
scrivo una poesia sotto lo sguardo severo 
di un armadio aperto
voi leggete da una stanza ammobiliata, da uno studio,
dal salotto, cucina, o da chissà quale cesso
sotto chissà quale atroce sguardo minaccioso
e vi aspettate un certo tipo di parole,
come, mare, sole, vento fresco,erba, ghiaccio,
orizzonte, alba, tramonto, fica, sangue,
musica, viale, gente, e deliri vari,
perché qui non sta succedendo un cazzo
oppure è come se non stesse accadendo un cazzo
per qualche diabolico meccanismo teatrale
secondo il quale:
per far sì che le cose accadano davvero
si debba necessariamente osservare
un rigido imbarazzante assordante silenzio,
Ma stiamo più o meno eroicamente andando tutti a fondo,
non abbiate paura, la maggior parte di voi se ne accorgerà
soltanto all’ultimo momento.
Nel frattempo abbiamo il tempo per far finta che non stia accadendo niente
stappate una buona bottiglia di vino e continuate pure a leggere,
domani ci sarà il sole, circa venticinque gradi centigradi,
ed il corpo dei più fortunati di voi
obbedirà ancora ai comandi della vostra mente.
Cin Cin!

Niente ha senso- Niente è perduto

niente ha senso
per più di due minuti
l’ho creduto
e l’ho scritto
e i baci più lunghi
sfioriscono
nell’ombra
che si allunga più oscura
delle foto
di instagram al tramonto,
e le mani si sciolgono
come vernice
colata negli stagni,
niente ha senso
per più di due minuti
sembra urlare
la moto che si perde
sul fondo del viale,
una poesia resta aggrappata alla vita,
con una poesia resto aggrappato a domani,
ma non sono io
non è la mia
niente è più mio
sembra cantare un gabbiano
dal tetto,
niente è perduto
vorrei urlarti a un telefono.

quando perdo la voce

quando perdo la voce

con la mente piegata
sulla strada di casa
dentro i vicoli spenti

d’un Agosto lontano
come un fantasma
sferraglia sul cuore

a tarda notte, un’ombra,
mi cicorda il pensiero
quando perdo la voce

il silenzio
diventa persona
e si siede di fianco

e non ho niente da dire
e gli arredi ci fissano
e ci chiedono amore

e non ho niente da dire,
solo un cane che abbaia
ad un mondo di occhi

°°°°bozza-appunti inutili—

quando perdo la voce
con la mente chinata
torno a casa
tra i vicoli assolati
che non ho mai camminato
e l’ombra d’un Agosto lontano
come un fantasma
mi sferraglia sul cuore
mi cicorda il pensiero
quando perdo la voce
quello che si nasconde
a tarda notte
quando il silenzio
diventa persona
e non ho altro da dire
quando perdo la voce
non vivoda uomo civile
la vita mi distrae
coi suoi piaceri
e coi fiori
e mi sento una puttana
che non scopa più nessuno
e mi verrebbe da uscire
e da urlare alla vita
di scoparmi
ma non ho più voce
…il mondo è fatto
d’orecchi.

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