Nessuno

sono una notte
dissi quel giorno
che il sole era al picco
e non facevo ombra
nemmeno a parole.
Non sei nessuno
ribatté il muro
dopo un minuto
che il sole si mosse
senza parole 
col peso dell’ombra.

Dalla collana ineditabile ” I Microracconti” – Piede di tenebra –

Hai avuto troppe donne!
mi disse con un filo di voce
mentre serrava lo sportello dell’auto
in mezzo ai beep dell’antifurto.
Camminammo fino alla riva del fiume
e io non avevo niente da dire
al netto del sorrisetto indisponente
che mi si stampa sul viso
quando avrei troppe cose da dire
e non abbastanza tempo per farlo bene-
Ci sedemmo sulla riva
lanciammo nel silenzio qualche sassolino,
e presto finirono, tra un pluf e l’altro, i ciottoli più piatti
a portata di braccia.
E’ così, le dissi, potremmo lanciare sassi per ore
e non cavare niente di niente dal niente.
Non capì, e nemmeno io capii a pieno le mie parole.
Non ho avuto molte donne, le dissi,
“è che sono stato solo per troppo tempo”-
Lei cominciò a sciorinare una lista di nomi
che erano stati ed erano  a me più o meno vicini…
Sorrisi a gran voce, e anche lei sorrise,
mentre continuava nel suo giochino mnemonico…
Ci sdraiammo, avevo visto morire già diversi amici lungo il fiume, pensai…
Non dissi niente, non un filo di voce,
il sole stava per nascondersi dietro la collina,
l’ombra mi aveva già coperto i piedi,
Pensai al vecchio Kurtz, e ai fiumi dell’ Africa nera,
e a quanto poco somigliavano a questo rigagnolo.
Cominciava a salire un vento fresco,
sentivo la carezza del suo profumo
e la sua mano calda, stringere la mia.
Pensai che la felicità è una cosa solitaria.
Una cosa da uomini duri.
Pensai che stavo pensando troppo
e che avevo sottovalutato troppo a lungo
gli argini dei fiumi, i sassi,
i profumi francesi, i tramonti primaverili,
e le donne che avevo baciato.
Mi sentii tutte le mani che avevo stretto,
i capelli che avevo annusato,
i pantaloni che avevo sfilato
i chilometri che avevo corso
i calci che avevo preso sui campi di calcio
le cadute sui pattini prima e sui rollerblade poi,
sentii la mi a solitudine aprirsi come una torta ancora calda
sentii la mia accoglienza e la sua
e nessuno chiese il permesso
e ci sedemmo, l’uno di fronte all’altro,
da sdraiati, come in un sogno.
Mentre nel fiume scivolava immutato il mistero intellegibile della vita,
a me, le cose, cominciavano a divenire più chiare,
nonostante le tenebre, l’ignoto, e la solita ombra che cominciava ad avvolgerci.

Sabato mattina

c’è gente che cammina
stamattina ad affollare 
la piazza addobbata
per la gran fondo di Pisa.
Qualche ciclista blasonato
spende due buone parole
e tutt’ intorno gente che cammina
senza un lavoro e con molti figli
e piano piano l’area transennata 
riservata allo spinning
mi fa’ girare le palle
e qualche lattina di birra
è fatta rotolare dal vento
delle nove del mattino
e dai gradini della statua
cadono lattine vuote ,
paiono cadere dal cielo,
ecco la manna caduta!
e sta per cominciare a piovere
intorno gente che cammina
muratori occasionali.
operai senza occasioni.
e lattine che rotolano
e che cadono dal cielo.
l’impianto suona Stevie Wonder
una bimba appesa alla mano del padre
accenna un balletto, mentre
rotola un’altra lattina di birra 
tra la gente che cammina
e anch’io sono qui che cammino
e non ho il coraggio di fermarmi
né di augurare un buongiorno
e vedo rotolare lattine.
Ai bordi 
la gente sta ferma,
Uomini che non sanno nuotare 
fissano l’acqua di una piscina comunale,
mentre comincia a piovere
cadono lattine dal cielo e poi rotolano
sino ai confini del giorno
si poi ammucchiano nei canali di scolo.
Piove sulla gente che cammina e
una bimba apre un ombrellino giallo,
il padre alza il bavero, si stringono,
e si stringono spalle disordinatamente
tra la gente seduta sui bordi.

suonano una musica universale le lattine che rotolano…

La parola agli sponsor, al comune, agli atleti, ma
se parlassero gli altri, io non avrei niente da dire.

lontano dagli affetti

lontano dagli affetti
nasce una poesia
che parla di case
e di piccoli piedi
e grandi piedi
e di una strada
e di un cammino
e di alcune interruzioni

lontano dagli affetti
nasce una poesia
che non parla di tramonti
ma di case
e di cementi
e di vecchie storie radicate
nell’ ammasso della Vergine

lontano dagli affetti
nasce la poesia
al di là dell’urna
della gioia
e delle eredità d’assenza

lontano dagli affetti
è una convenzione cartesiana
per piantare rune miliari
briciole di pietra
nell’illusione mistica
della distanza tra le cose.

Lontano dagli affetti
è una provocazione.

Oggi che Kerouac compirebbe gli anni

Oggi che Kerouac
compirbbe gli anni
ricordo che
avevo 15 anni quando
al Bazar di Ernesto
comprai due libri di poesie
in versione ultra tascabile.
San francisco Blues di Kerouac
ed un testo di Moni Ovadia-
non capii né l’uno né l’altro-
mi piacevano da matti tutti e due-
così scoprii d’avere un anima Blues
e un umorismo ebraico
Così capii che anche gli ebrei suonavano blues
e che gli americani avevano un umorismo ebraico
e che il negozio di Ernesto era il centro del mondo

e la piazza del mio paese non invidiava Time Square

Ed io mi sentivo Kerouac e mi ubriacavo 
Di Birra e Di Blues e facevo stupide battute
che ogni tanto ancora fanno ridere
e scrivevo cose che poi non rileggevo.
Di tutto questo niente è perduto.

Si è abbattuto l’ennesimo uragano.

Adesso che mi guardi 
come fossi una pietra,
come Il San Michele,
e il sole che fa’ gli occhi belli
picchia come una mazza sui disobbedienti,
adesso che mi tocchi come fossi una lapide
ed usi la riverenza delle cose fuori dal tempo,
nella paura d’avermi perduto
ho piantato radici profonde,
io ero già qui prima che tu arrivassi!
adesso sono un sasso che brilla
a picco sotto al sole,
e due gemme di sale verdi
si stringono nella luce,
e brillano anche loro
nella frusta del vento,
e i gabbiani picchiano sul fiume
mentre un vecchio piccione tuba nell’ombra
manco fosse un’armonica perduta
nell’afa della giovane Louisiana.

Si è abbattuto l’ennesimo uragano.

Marzo

Marzo è un ricordo lontano
da quando ho lasciato il paese
e tutti i colori più accesi
risuonano in mente
come una vecchia canzone

la stessa che ascolto da anni,
e parla di fiori e di birra 
e di donne…
c’era un vento sottile nel mondo

la sera si stringeva
al mio braccio
la notte mi parlava
all’orecchio 
ed io che inciampavo tre note
sulla via del ritorno

a volte la voce

a volte la voce
pare eterna e sincera
quasi fossi un poeta.
Più spesso mi pare un fruscio
il rumore nella spia difettosa
il vento che graffia la fronda
il lamento di non essere un dio, o un poeta
o qualsiasi altra cosa con un poco di senso…

Amo

io amo la terra
come amo i libri
come amo le donne
come amo gli uomini
ma sopra tutto
amo la donna
che è anche una terra
che è anche un libro
che parla di uomini

così lontana  la terra

così profonda  la donna

così perduto l’uomo

Marzo

dove la collina
si faceva montagna
sul costone alberato
che lasciava la valle,
tutto sembrava dormire.

là ho lasciato i ricordi.
sul campo di erba medica
fiorito d’ Aprile
facevo la punta ad un legno
circondato dai vuoti di birra
appena prima d’ infilzarmi la lama
nella fronte già accigliata dal sole

Marzo è un ricordo lontano
da quando ho lasciato il paese
e tutti i colori più accesi
risuonano in mente
come una vecchia canzone

la stessa che ascolto da anni,
e parla di fiori e di birra
e c’era un vento sottile nel mondo

come quando la sera 
si stringe al mio braccio
e mi parla all’orecchio
sulla via del ritorno

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