Ho trovato una fede nuziale
In una tasca della valigia
Questa frase basterebbe
Da sola a fare poesia
Per un paio di giorni
Con l’aggiunta di punti sospensivi…
La superficie è sfaccettata
Il corpo di oro
La sezione da uomo
I segni dicono che è vecchia
Le scritte sono abrase dal tempo
Ho viaggiato con questa fede
Appartenuta a qualcun altro,
Sul fondo di una tasca
Di una vecchia valigia.
Immagino l’imbarazzo
L’incazzatura
La ricerca
Ho immaginato il primo bacio
Il fidanzamento
Il matrimonio
I litigi finiti bene
Quelli mai finiti
La loro auto
La vacnza al mare
Chissà i figli…
Ne avranno avuti?
Ho chiesto in giro
e nessuno ne sa niente
Ho provato ad infilarla
Ma ho dita sottili
Da pianista, dicevano,
Anche se Più del piano
ne ha giovatoil naso,
Quisquilie…
Ho dita infedibili
Potrei provare con una fascetta di plastica
Di quelle da elettricista
Potrei cingermi un dito
Stringere un poco
E dire di aver fede in qualcosa
Sarebbe comunque un tentativo
Ma invece niente
La fede ha danzato sul dito
E nell’indeterminato del cielo
I panni in valigia
Al rientro, sono stati lavati.
Gli odori dei viaggi, perduti.
La certezza di essere inpiedi
Sul terrazzo di casa
a guardare la valle
Non è più quella di un tempo
Quella certezza di esistere
Adesso assomiglia ad un’ombra
Un’idea di qualcuno
Che dorme, pancia al vento
Steso al sole, tra la vita e la morte.
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